L’Elettronic Frontier Australia – un’organizzazione australiana per la protezione e la promozione delle libertà civili su Internet – ha denunciato l’assurdità della nuova legge per la regolamentazione di Internet, entrata in vigore in Australia il 1° gennaio 2001.
La legge prevede, infatti, che i cittadini debbano denunciare l’esistenza di contenuti pornografici, offensivi o illegali presenti sui siti web.
Tuttavia, secondo quanto è emerso da un rapporto pubblicato di recente, delle 491 denunce presentate nel corso del 2000, solo 22 riguardavano contenuti presenti sui siti creati e diffusi in Australia e, pertanto, sottoposti alla legge in questione.
Se è vero che l’Australia è stato il primo paese industrializzato a “censurare” Internet, è altrettanto vero che la maggior parte degli sforzi compiuti dalla Austarlian Broadcast Authorithy (ABA) – vale a dire dall’autorità responsabile delle telecomunicazioni – finiscono per concentrarsi su siti situati all’estero, che devono essere identificati, prima di informare i fornitori di accesso che sono tenuti a impedire la connessione.
Inoltre, molti dei contenuti incriminati vengono pubblicati online attraverso i newsgroups, senza che sia possibile stabilire se sono stati inviati dall’Australia.
Anche qualora i server australiani, in ossequio alla legge, dovessero censurare i forum controversi, questi sarebbero comunque facilmente raggiungibili attraverso i server stranieri.
Molti siti, infatti, subito dopo l’entrata in vigore della legge, hanno spostato la loro sede all’estero e gli stessi siti già censurati dall’ABA, potrebbero farlo, nel pieno rispetto della legalità.
L’Electronic Frontier Australia sta cercano da mesi di ottenere informazioni sui siti incriminati e sulla conclusione delle vicende giudiziarie nelle quali sono stati coinvolti, ma il governo australiano continua a rifiutarsi di fornire comunicazioni in proposito.
L’organizzazione ha criticato, inoltre, l’enorme costo necessario per l’applicazione di questa legge che è considerata assolutamente inefficace, nonché l’assurdità di affidare agli internauti australiani compiti di vigilanza e denuncia normalmente di competenza delle forze dell’ordine.