Per fare una bella storia, il segreto è mescolare ingredienti semplici ma efficaci.
Ad esempio partire da una base di “teoria della cospirazione” (non solo Elvis è vivo ma governa segretamente la Terra con l’aiuto degli alieni di Roswell).
E aggiungere una buona dose di “attentato alla privacy” (la CIA ci spia).
Questa è proprio la ricetta di questo pezzo che, quindi, non potrà non entusiasmarvi.
Il digitale, un poco criminale.
Le straordinarie capacità dei sistemi di grafica e stampa digitale ci permettono la realizzazione di fantastiche imprese. Nel bene come, purtroppo, nel male.
Anche se noi non ci pensiamo, annidato nelle pieghe della nostra società vive un sottobosco di loschi figuri; pronti a sfruttare criminalmente le nostre tecnologie.
Nel caso in questione, il rischio è che la capacità di riproduzione dei nostri sistemi possano essere impiegate per la falsificazione di documenti e biglietti di banca.
Data la sostanziale compattezza degli apparati (ben più facilmente trasportabili ed occultabili della classica tipografia clandestina) il potenziale rischio per la nostra società ha messo da tempo in allerta i governi.
Negli Stati Uniti la faccenda è di competenza del Secret Service (ente deputato alla protezione del Presidente, dei dignitari in visita e alla lotta alla falsificazione del dollaro) – da non confondersi con le varie CIA, FBI, NSA, AFT, MIB…).
La soluzione escogitata dal servizio segreto è stata convincere (alcuni) fabbricanti di stampanti laser affinché inserissero sistemi occulti di identificazione nei loro prodotti.
Un puntino colorato…
Le stampanti laser a colori dotate di questo sistema inseriscono, in ogni foglio stampato, un insieme di puntini, praticamente invisibili: questo codice, se letto con adeguate apparecchiature, rivela il numero di serie della stampante e quindi, potenzialmente, l’autore del documento.
Potenzialmente è la parola chiave: perché l’identificazione sia possibile occorre che il proprietario della stampante l’abbia registrata a suo nome (per approfittare di offerte promozionali o per attivare la garanzia…) o l’abbia magari mandata in riparazione senza dare un nome falso. O si sia fatto fare regolare fattura per scaricare l’IVA.
Attività che qualsiasi falsario con un po’ di sale in zucca si guarderà bene dal compiere. Anche se c’é stato chi ha cercato di spacciare biglietti da 16 dollari. O da un milione…
A chi fa paura?
Se quindi contro un falsario dal quoziente intellettivo normale queste contromisure paiono poco efficaci, a che servono? Basta aggiungere al cocktail l’ingrediente magico “Secret Service” ed ecco che si innesca – come anticipato – la teoria della cospirazione.
Un complotto dei poteri forti e occulti dello stato per poter identificare gli autori di pamphlet sovversivi, di documenti sgraditi al regime. Per poter monitorare associazioni ecologiste, dei diritti umani o, Dio ci scampi, pacifiste.
Non fa comunque piacere
È innegabile che questo tipo di sistema di identificazione dell’autore (o meglio, della stampante) sia un sostanziale attacco alla privacy – ed enti come la Electronic Frontier Foundation hanno preso molto sul serio la faccenda e stanno studiandolaa fondo.
D’altra parte, diciamocelo, la nostra privacy é sotto attacco da ben altri, più gravi, strumenti.
Come tutti sappiamo, usare un telefono cellulare, un bancomat, una carta di credito o semplicemente passeggiare in una zona coperta da telecamere significa rinunciare, in larga misura, al nostro anonimato.
Quanta paura dobbiamo avere?
Mi verrebbe da preoccuparmi – non fosse che sono pessimista.
Apparentemente un controsenso? non proprio.
Soffro infatti di un pessimismo cosmico rispetto all’intelligenza complessiva dell’umanità – e sono convinto che il complotto sia un’attività troppo sofisticata.
I complotti sono come le società – vanno sempre costituite da un numero dispari di partecipanti (e 3 sono troppi).
Provate a mettere insieme una cospirazione un minimo raffinata e vedrete che tempo pochi mesi qualcuno si lascerà scappare i dettagli più scottanti con la mamma o con l’amante. Sempre che non decida di vendere l’esclusiva ad un periodico, a fare un po’ di soldi facili pubblicando un libro di denuncia o a usare la sua informazione a fini politici.
Nel dubbio, comunque, sono tornato a scrivere i miei documenti sovversivi, missive private e cartoline d’auguri usando il collaudato metodo della stampante ad aghi d’antiquariato…