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La globalità di Linux

17 Luglio 2000

La globalità di Linux

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Dalla Cina alle Americhe, cresce l'interesse e la diffusione per il sistema open source

Mentre si moltiplicano gli utilizzi di Linux in ambito statunitense, da Dell a Oracle a wheater.com, governo e industria cinese puntano risoluti verso il sistema open source contro lo spauracchio Microsoft. Questa l’istantanea della scorsa settimana a conferma di uno stato di salute più che buono per la penetrazione globale del pinguino. A cominciare, appunto, dalla notizia in arrivo da Pechino: Linux piace sempre più al governo centrale e all’industria informatica rampante.

Lo dimostra, ad esempio, il successo di Great Wall Computer, tra i maggiori produttori di PC in Cina: già consegnati oltre 200.000 desktop computer che girano su Linux. Ciò come prima risposta diretta, spiega il responsabile dell’azienda, alla “chiamata alle armi” avanzata in tal senso addirittura dal governo centrale. Il quale, a dire il vero, già da qualche tempo aveva pubblicamente ammesso i timori dello strapotere acquisito anche nel paese asiatico dal gigante di Redmond. Uno strapotere perfino superiore a quello raggiunto finora in patria, dove la replica è stata affidata al Ministero di Giustizia, mentre invece l’amministrazione cinese preferisce puntare al più schietto marketplace, pur con le necessarie imbeccate istituzionali.

“Non vogliamo che sia un’unica azienda a monopolizzare il mercato del software,” afferma Chen Chong, il rappresentante governativo cui spetta il monitoraggio sulla crescita dell’industria informatica in Cina. Il quale non ha problemi a spingersi ben oltre: mentre Microsoft tiene ben segreto il proprio codice, grazie a Linux “possiamo tenere sotto controllo la sicurezza, e quindi il nostro stesso destino.” Come riporta un articolo apparso nei giorni scorsi sul New York Times, l’ampia diffusione ottenuta finora da Windows sta avendo un effetto forse inatteso: un numero sempre più consistente di utenti cinesi ha la sensazione di affidare l’economia locale nelle mani di un potenziale nemico. Ciò innanzitutto per il “sospetto” che bug e opzioni segrete all’interno del sistema operativo di Microsoft possano permettere agli esperti USA l’accesso ai network cinesi o persino consentire loro, nel caso di conflitti o tensioni belliche, di bloccarne il funzionamento.

Al di là della tipica cultura del sospetto da sempre di casa in Cina, un simile atteggiamento si basa anche sulla scoperta, lo scorso anno, di una opzione di Windows chiamata NSAKey, dove la National Security Agency è la struttura di Washington per lo spionaggio elettronico. Nonostante le assicurazioni di Microsoft sulla totale innocuità della funzione, “nessuno può garantire l’assenza di una apposita back door all’interno di Windows,” sostiene l’ex-dirigente della filiale locale di Microsoft ed oggi CEO di Red Flag, società finanziata anche dal governo centrale con l’obiettivo di mettere a punto software basato su Linux e di incoraggiare il lavoro dei programmatori locali. Senza dimenticare le quasi naturali simpatie “socialiste” riscosse dalla piena fruibilità del codice open source, incluse modifiche e ridistribuzioni a piacimento. Infine, ma non ultimo, va tenuto conto della non certo tenera politica dei prezzi adottata in Cina da Microsoft. Un pacchetto software può costare fino a un mese di stipendio di un lavoratore medio, e per Windows 98 occorre sborsare il corrispettivo di 240 dollari. Da qui la diffusissima pirateria, con la Business Software Alliance che stima addirittura al 95 per cento i programmi illegalmente copiati e distribuiti in giro. Il tutto a conferma dell’interesse sempre più diffuso per Linux, con l’introduzione di apposite versioni in cinese a cura di Red Flag e di TurboLinux, mentre già svariate società offrono servizi e personalizzazioni per utenti locali.

In ogni caso, l’agenzia IDC Asia-Pacific ritiene che quest’anno si toccherà almeno un 6 per cento di server Internet che girano su Linux, mentre la fetta reale di mercato viene giudicata nettamente superiore. Altri dati parlano addirittura di un terzo dei server Web che attualmente ricorrono al sistema open source. Comunque sia, il potenziale è enorme: entro la fine del 2001 la Cina potrebbe divenire il terzo produttore di PC al mondo, con una crescita delle vendite di software pari al 30 per cento annuo. E se il governo decide di metterci lo zampino, può trasformare ogni prodotto in uno standard per gli utenti nazionali. Del tutto logico quindi che le rinnovate, pubbliche aperture verso Linux facciano lievitare ulteriormente l’entusiasmo dei penguinistas.
Entusiasmo rinsaldato, tornando negli Stati Uniti, dalla fresca decisione presa da Dell Computer di innalzare Linux al rango di “sistema operativo strategico” da installare sulle proprie macchine. Un titolo condiviso finora da concorrenti assai più quotati, Windows e NetWare di Novell, e che comporta il pieno supporto di Linux da parte del team di sviluppo di Dell nonché la sua graduale integrazione nel nuovo hardware e prodotti vari. Tutto ciò tenendo a mente che Dell rappresenta l’azienda numero due al mondo per la produzione di PC.

Buone notizie in arrivo anche da un altro colosso dell’informatica, Oracle, che ha lanciato la divisione New Internet Computer Co. (NICC). Questa occupa di sviluppo e commercializzazione dell’omonimo infodomestico per Internet, tra breve sul mercato al prezzo di 328 dollari (199 dollari senza monitor). L’accattivante scatola nera è potenziata da un chip prodotto da Cyrix compatibile col Pentium, priva di hard disk ma dotata di CD-ROM drive e, manco a dirlo, gira su Linux. Successore del fallito progetto Network Computer del 1997, il New Internet Computer si basa sulla medesima filosofia: mettere in network potenza e complessità dello strumento informatico, tramite un terminale ridotto all’osso con cui poter accedere facilmente alle risorse disponibili sul network stesso (in questo caso, Internet). Ergo, occorre un sistema elastico e leggero, doti per cui l’open source continua a primeggiare.

Come pure è il caso di weather.com, sito con il maggior traffico assoluto nel settore meteorologico, che si appresta a rinnovare la propria architettura trasferendosi completamente su server IBM potenziati da Linux. Puntando implementazione di molteplici livelli operativi (layers) capaci di separare l’hardware da ogni specifica funzione del sito, la scelta è caduta sui Netfinity da 700 Mhz che girano sui noti server web Apache, quindi sotto Linux. Ciò, ha spiegato il portavoce di wheater.com, “sia per i prezzi altamente competitivi sia per le eccellenti prestazioni dimostrate.” Al lancio in autunno, il re-design ufficiale del sito consentirà la facile gestione di improvvisi e consistenti aumenti dei visitatori. Quando le condizioni atmosferiche peggiorano, infatti, si passa facilmente da una media di 4-5 milioni di contatti giornalieri a cifre superiori ai 25 milioni. In casi simili, chiariscono nuovamente i dirigenti del sito, “Linux s dimostra l’ideale per la corretta amministrazione della scalabilità orizzontale.” Da notare infine la prevista offerta di opzioni personalizzate, tra cui flash di all’erta inviati direttamente su pager, Palm Pilot, pagine web personali o anche via e-mail.

Cos’altro aggiungere? Forse che, rimbalzando in Sud-america, è stata aperta a Caracas, Venezuela, la filiale locale di SuSE, tra i maggiori distributori di Linux con base in Germania. A conferma di una globalità senza precedenti per il sistema open source, dall’Asia alle Americhe.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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