Nell’agosto 2003 Microsoft era stata condannata a versare 521 milioni di dollari di indennizzo all’Università della California e alla società Eolas, per sfruttamento illegale di un brevetto che riguarda i plug-in che influiscono sulla visualizzazione delle pagine Web.
Il giudice federale James B. Zagel è rimasto impassibile di fronte alle obiezioni di Microsoft. La software house chiedeva di sospendere ogni decisione nell’attesa delle conclusioni di un’indagine ripresa lo scorso novembre dall’Ufficio Americano dei Brevetti (USPTO), riguardante la validità del brevetto N° 5.838.906 (detto brevetto 906), depositato dalla società Eolas.
Mercoledì 14 gennaio, invece, il giudice Zagel non soltanto ha confermato questo giudizio, ma ha anche assegnato a Eolas quasi 45 milioni di dollari di indennizzo, in attesa della fine del procedimento giudiziario. Ha inoltre accordato, sempre a Eolas, un’ingiunzione contro qualsiasi futura vendita del browser Internet Explorer (IE) che dovesse sfruttare il brevetto 906.
Navigare su Internet sarà la stessa cosa d’ora in poi?
Tuttavia questa decisione, presa a livello federale, diventerà esecutiva soltanto se Microsoft deciderà di non ricorrere in appello. Ma le questioni finanziarie sono tali che il gigante di Redmond, quasi certamente, non resterà a guardare. Secondo un comunicato della società, Microsoft dovrebbe, entro trenta giorni, impugnare la sentenza dinanzi a una Corte d’Appello federale, a Washington, specializzata nel diritto dei brevetti e della proprietà intellettuale. Microsoft aveva già annunciato, d’altra parte, una modifica sostanziale delle funzionalità del suo browser Internet.
In realtà, le questioni del “caso Eolas” superano gli interessi di Microsoft e potrebbero, in caso di condanna definitiva della software house, influire molto sensibilmente sulla navigazione in Internet. Cosciente del problema, il W3C (il consorzio che definisce gli standard tecnologici del Web) ha richiesto, all’Ufficio Americano dei Brevetti, un riesame in merito alla validità del brevetto 906.
A sostegno della richiesta, il W3C ha addotto “prove di anteriorità” che mettono in evidenza, a suo parere, l’invalidità del brevetto. In una e-mail trasmessa all’amministrazione americana, Tim Berners-Lee (inventore del Web e direttore del W3C) si mostrava determinato “a sradicare (riesaminando il brevetto 906) un ostacolo ingiusto al funzionamento regolare del Web”.