La procura di Parigi ha chiesto una sanzione di principio, un “esonero di pena” contro Timothy Koogle, americano di 51 anni ed ex presidente di Yahoo!, per la vendita online di oggetti che si rifanno al nazismo.
Il caso che contrappone Yahoo! alla giustizia francese è delicato, toccando problematiche legate al diritto internazionale e ha rischiato di creare una piccola crisi diplomatica tra il paese transalpino e gli Stati Uniti.
In breve: le organizzazioni ebraiche francesi, in particolare quella degli studenti, avevano sporto denuncia contro Yahoo! perché sulle pagine delle aste si vendevano oggetti risalenti all’epoca nazista, con la richiesta di interdire queste aste o di ritirare gli oggetti.
Il problema era nel fatto che gli oggetti erano messi all’asta sulle pagine americane del sito e quindi difficilmente occultabili. Yahoo, in pratica, si era detta impossibilitata a impedire che cittadini francesi accedessero alle pagine in questione, malgrado l’ingiunzione del tribunale francese.
Dopo un comportamento che sembrava collaborativi da parte del sito americano, la sorpresa. Yahoo! interpella un tribunale americano per porre una questione: può un tribunale straniero porre limitazioni ad un sito americano infrangendo così il primo emendamento (la libertà di espressione)?
La risposta del tribunale non si fa attendere e, in modo piuttosto duro, da ragione a Yahoo!
Questa, molto in sintesi, la storia che ha avuto termine anche per la decisione di Yahoo! di chiudere i siti di aste online in Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Germania, Italia e Spagna. Adesso, un sostituto procuratore francese chiede una sanzione, dichiarando che da un lato “la situazione è stata regolarizzata e nessuno potrà dire che Yahoo! abbia avuto la volontà di fare apologia dei crimini nazisti”, e che d’altra parte, numerosi oggetti in vendita non evocavano particolarmente, ai suoi occhi, il nazismo.
Adesso la parola spetta al tribunale, che emetterà la sentenza dopo aver ascoltato la requisitoria dell’avvocato di Koogle, che non si è presentato davanti ai giudici, trasformando l’udienza in una discussione di pura procedura.
Oltre che di apologia, Koogle è imputato per “porto o esibizione di uniforme, di insegna o emblema di persone colpevoli di crimini contro l’umanità”. Il sostituto, però, ha spiegato che questo secondo capo d’accusa sarebbe una contravvenzione, amnistiata da una legge dell’agosto 2002.