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La formazione è sempre più open

24 Dicembre 2007

La formazione è sempre più open

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Dall’avvio degli Open Yale Courses ai 1.800 insegnamenti raggiunti dall’OpenCourseWare del MIT ai webcast di Berkeley, passando per il lancio di Federica a Napoli

Nella corsa alla “liberazione” della cultura favorita dal digitale, va crescendo anche il movimento della open education, anche noto come Open educational resources: la creazione e condivisione di risorse didattiche a livello globale. Le università statunitensi più prestigiose tirano la corsa, rendendo disponibili online i vari materiali dei corsi, da scaricare in formati diversi, incluso il video in streaming, nonché trascrizioni di lezioni, problemi e soluzioni, riferimenti bibliografici, dissertazioni e altro.

L’ultima notizia in quest ambito riguarda il fresco lancio degli Open Yale Courses, progetto della famosa Yale University (con base a New Haven, Connecticut). Al momento offre accesso libero e gratuito a sette corsi impartiti in tale Università, relativi ai dipartimenti di astronomia, fisica, religione, inglese, psicologia, scienze politiche e filosofia. Da notare che i materiali sono rilasciati sotto la licenza Creative Commons BY-NC-SA, che consente a chiunque di scaricarli, ridistribuirli e finanche rimescolarli a piacimento per scopi non commerciali. In pratica gli studenti, in senso lato e di ogni dove, vengono incoraggiati a costruire liberamente sui contenuti offerti, producendo altre interpretazioni e/o strumenti didattici. Il ribaltamento del paradigma tipico delle classiche strutture universitarie.

In futuro, gli Open Yale Courses arriveranno a includere altri 30 curriculum allargandosi all’ambito della musica e dell’arte, mirando altresì a stringere legami con analoghi progetti accademici in Cina, India, Argentina e altri Paesi. Grazie al supporto, fra gli altri, della Hewlett Foundation l’iniziativa «riflette l’educazione liberale di Yale e vuole incoraggiare il pensiero critico, l’esplorazione intellettuale e la creatività», ha spiegato Diana Kleiner, direttrice del progetto. Il quale affianca così quello avviato oltre quattro anni dal Massachusetts Institute of Technology, il noto OpenCourseWare: dai 50 corsi pilota del 2003 si è superato, un paio di settimane fa, il traguardo dei 1.800 corsi disponibili online.

Il sito è oramai divenuto un punto di riferimento globale per l’istruzione superiore, dall’architettura all’ingegneria nucleare, alla musica, al teatro, mentre si annuncia l’arrivo di analogo spazio riservato a studenti e insegnanti di scuola media. Anche qui i materiali sono rilasciati sotto licenza Creative Commons Attribution-Noncommercial-Share Alike e coprono in pratica l’intero curriculum degli studi undergraduate e graduate dell’Institute. Senza dimenticare preziose appendici, come il sito MITWorld che offre video on demand di importanti eventi pubblici svolti nelle varie facoltà, spaziando dai misteri della luce alle variabili climatiche.

Segnalazione d’obbligo per i podcast e webcast forniti dalla University of California di Berkeley, basati sul plug-in RealPlayer. Per il semestre autunnale 2007 sono disponibili 45 corsi, 25 in streaming video, 41 come file mp3 e 14 in entrambi i formati. Le discipline spaziano dall’analisi macroeconomica all’alimentazione, dalla biologia all’antico mondo mediterraneo. Partita nel 2001 con soli 12 corsi e 84.000 visitatori unici, l’iniziativa vanta ora un traffico mensile di oltre 3 milioni visitatori e 10 milioni di file multimediali scaricati. Un sito minimalista che garantisce massima facilità d’utilizzo e contenuti di primo piano.

Ma in fondo tutto ciò non rappresenta che la classica punta dell’iceberg, con l’avanzare diffuso del movimento globale dei commons per l’istruzione, analogamente a quanto va accadendo in altri campi dello scibile umano. Questo trend negli ultimi due-tre anni ha sfruttato al meglio la combinazione tra licenze “aperte”, software libero e editoria open access, con l’impegno di istituzioni quali Unesco e il sostegno di solide fondazioni, per lo più statunitensi. Un quadro dove inizia a farsi largo anche il mondo accademico italiano, in particolare con un progetto che nei giorni scorsi ha ricevuto il battesimo di fuoco: Federica, estesa piattaforma di e-learning dell’Università di Napoli Federico II.

Grazie ai finanziamenti della Regione Campania miranti a divulgare metodologie di insegnamento a distanza supportate della nuove tecnologie nelle sette università della Campania, Federica si pone come ambiente open access, liberamente fruibile da tutti, studenti e non, ponendo al centro della propria missione l’inclusionedi quanti – per vari motivi, e ultimo per motivi di disabilità – si trovano esclusi dai processi di formazione. «Sotto il profilo didattico, il progetto affianca ma non sostituisce la didattica in aula», spiega la coordinatrice Rosanna de Rosa. «Lo studente è accompagnato nel suo percorso di studio, sia con lezioni frontali sia con il supporto di tutoring online. Oltre alla massima semplicità nell’interfaccia, l’innovazione di Federica sta nella portabilità dei contenuti sugli iPod di nuova generazione e nell’utilizzo di un formato unico per tutti i 52 corsi oggi online».

Con oltre 200 podcast, 6.000 file audio, 10.000 immagini, 250 video e altro materiale liberamente disponibile online, la prima release del progetto include i materiali di studio relativi a sette facoltà (agraria, ingegneria, lettere e filosofia, medicina e chirurgia, scienze biologiche, matematiche fisiche e naturali, sociologia) con le altre che seguiranno a ruota. Decisamente innovativa e intuitiva la funzionalità generale, con un’ottima presentazione e l’immediato controllo di ogni fase della navigazione, elementi cruciali per gli utenti di primo pelo. Una piattaforma dalle grosse potenzialità, sia per gli altri atenei che in generale per la “open education” nostrana.

«Federica è la prima iniziativa del genere in Italia, che nasce come un intervento organico e organizzato, con una redazione di giovani professionisti completamente dedita al lavoro di post-produzione e organizzazione dei contenuti», puntualizza ancora De Rosa. «Un progetto che ha visto la collaborazione attiva ed entusiasta dei docenti della Federico II e che promette interessantissimi sviluppi. Stiamo infatti lavorando all’ambiente di interazione dialogica fra docenti e studenti ma anche ad un ambiente 3D con rich media content e multimedia».

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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