Negli Stati Uniti, la Federal Trade Commission (FTC) ha recentemente deciso di intentare una serie di azioni giudiziarie contro i responsabili dell’invio di e-mail non richieste, realizzato attraverso sistemi che consentono di raccogliere i dati personali degli internauti, servendosi degli stessi software che dovrebbero filtrare i messaggi non richiesti.
Nonostante la sua crescente impopolarità, infatti, negli Usa lo spamming non è illegale. L’azione della FTC si fonda, perciò, non sulla violazione di norme di legge, ma sull’utilizzo di tecniche illegali e fraudolente.
In particolare, la Commissione considera illegale la manipolazione dei sistemi di filtraggio, al fine di ridurli a strumenti che consentono di raccogliere gli indirizzi di posta elettronica all’insaputa degli interessati.
Sotto accusa sono anche tutti quei sistemi che si basano sull’anonimato dei mittenti, in modo che i destinatari dei messaggi non possano risalire ai responsabili.
La FTC ha messo in circolazione su Internet degli indirizzi e-mail – come è già avvenuto in Francia con la “boîte à spam”, istituita dalla CNIL – tramite i quali gli utenti potranno segnalare gli episodi di spamming.
La concezione dello spamming sulla quale si fonda la decisone della FTC è, però, profondamente diversa da quella europea.
Negli USA, infatti, si tratta dell’invio di messaggi di posta elettronica in violazione delle disposizioni concernenti la legittimità della raccolta, dell’accesso ai dati e del diritto all’informazione.
In Europa, invece, dopo la scelta del sistema dell’opt-in, ad opera della recente direttiva 2002/58/Ce – di cui si è parlato in questo sito – la semplice attività di invio di messaggi non richiesti costituisce di per sé stessa una forma di spamming.