Trovare un dibattito sereno su Facebook et alia è difficile. Tra complottismi e superstizioni abbonda il becerume che crede a tutto. Il 51 percento degli esperti di tecnologia ritiene che le fake news non verranno debellate. Circolare, circolare; non c’è niente da vedere. Tutto ciò è solo più evidente che prima delle post-verità, già compreso e descritto da George Orwell (Se libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alle persone quello che non vogliono sentire), Giorgio Gaber (il falso è misterioso e assai più oscuro se è mescolato insieme a un po’ di vero) e soprattutto un Gilbert Keith Chesterton dell’analogico 1905:
È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
Come fare per sopravvivere in mezzo a fanatici, invasati, creduloni, disinformati e ignoranti? Mai affrontarli sul loro stesso terreno (vincerebbero con l’esperienza, parola di Oscar Wilde) e soprattutto evitare di brandire le proprie certezze come clave, a loro imitazione. La persona di buon senso raggiunge una posizione ragionevole a partire dal dubbio e ciò che meglio lo dimostra è proprio l’attualità tecnologica.
Chiavi di lettura
Non ci si trovi, per esempio, a mettere la mano sul fuoco quando si parla di cifratura a chiave pubblica. La scienza spiega che si tratta a oggi di un metodo estremamente sicuro per cifrare e firmare; Infineon ci dice che c’è un problema in una delle sue librerie e la cifratura RSA a 2048 bit passa da epitome della sicurezza a un problemuccio risolvibile con cifre e tempi del tutto a portata di una buona organizzazione criminale.
Se sembra materia lontana, l’articolo linkato parla dell’Estonia, Paese digitalizzato per eccellenza, dove il governo ha temporaneamente chiuso il database delle chiavi pubbliche. Ci sarebbero 750 mila tessere di identità digitale a rischio. Per avvicinarci ancora: che sicurezza contengono i chip delle Carte Nazionali dei Servizi? Le specifiche tecniche del Documento Digitale Unificato messo a punto dall’Agenzia per l’Italia Digitale menzionano esplicitamente RSA a 2048 bit. Ci sono carte a rischio? Ce ne saranno? Di certo, c’è da nutrire un sano dubbio.
Chi dà la linea
La medicina. Capita che cali sul tavolo virtuale questo o quello studio, a tacitare un interlocutore. Ma sarà uno degli oltre trentamila che usano cellule diverse da quelle che ritengono gli scienziati? Esistono 451 linee di cellule male identificate e laboratori che, non del tutto al corrente della situazione, lavorano – in certi casi da oltre sessant’anni – su materiale biologico non corrispondente: cellule umane invece che animali o viceversa, polmoni al posto di fegato e così via.
Browser in miniera
Si parla di sicurezza e c’è sempre qualcuno che, con sicurezza, asserisce di non avere mai preso malware (concludendone che la propria piattaforma preferita è sicura). A seconda dei siti che ha frequentato, tuttavia, potrebbe essersi trovato a prestare potenza di calcolo all’estrazione di crittomonete. Per conto terzi, senza saperlo e con bolletta a carico.
Dubbio e ragione
Sopravvivere agli ottusi e agli esaltati si può. Basta sapere di avere messo in discussione tutto prima di sostenere la propria ragione. Oppure lasciar perdere; una mossa che può costare orgoglio, ma sempre vincente. Se non altro perché controcorrente.