Il settore del giornalismo online in questo momento ha di fronte due scenari:
- Il mercato e le iniziative editoriali: testate tradizionali che creano versioni elettroniche dei loro giornali, editori e provider che danno vita a Webzine di vario tipo; giornalisti, associazioni, appassionati che mettono online fanzine elettroniche; pubblicitari e agenzie che si avvicinano al nuovo medium.
- La professione giornalistica. Gli aspetti, in questo caso, sono duplici: da una parte ci si interroga su come utilizzare le opportunità che offre la Rete (Web, posta elettronica, Newsgroup, Chat, ecc.) nel lavoro giornalistico tradizionale e dall’altra su che tipo di giornalismo e che tipo di giornali fare in Rete.
Le testate tradizionali vanno online
Da questo punto di vista è forse giunto il momento di dire la verità: le testate tradizionali che in Italia hanno dato vita a esperienze di un certo valore sono pochissime e la maggior parte dei siti Web dei giornali cartacei, anche i più importanti, sono di scarsissimo valore. Attualmente sono poche le testate che hanno dato vita a versioni elettroniche che aprono una strada, tentano di creare un modello e un nuovo modo di lavorare, si imbattono in problematiche nuove, creano comunità virtuali, cominciano a misurarsi con il mercato pubblicitario online e con la certificazione dell’audience, escono da quel mondo autolegittimante che erano i siti Web dei giornali dei primi anni di diffusione della Rete. La speranza, ovviamente, è che creino anche qualche posto di lavoro in più.
Il panorama generale non è positivo, perché troppi editori non hanno il coraggio o la forma mentis o le conoscenze o tutte e tre le cose insieme, per comprendere che è arrivato il momento di investire seriamente nella produzione di versioni Web-based delle loro testate. Questo significa, oltre all’ovvio stanziamento di risorse economiche, anche l’introduzione nella propria organizzazione di nuove figure professionali. È giunta l’ora, insomma, che i siti Web dei giornali non vengano più prodotti dagli informatici, ma da uno staff composto anche da giornalisti.
La creazione di apposite redazioni giornalistiche per l’edizione dei giornali online è uno dei principali obiettivi che la categoria dei giornalisti telematici si deve dare.
Molti editori di giornali, che hanno semplicemenete trasportato i contenuti dell’edizione cartacea sul Web, sostengono che questo è un falso problema e che i lettori sono interessati ai contenuti di qualità e non alle notizie dell’ultima ora. Quasi tutti, inoltre, sottolineano la gravità della crisi che un po’ tutte le testate stanno subendo. In un momento di crisi, questo è il pensiero dominante, non avrebbe alcun senso investire in un nuovo medium del quale si disconoscono ancora le potenzialità. Pensiamo al presente e teniamoci i posti di lavoro che ci sono già. Si tratta di una posizione miope ed eccessivamente prudente. L’esplorazione di nuovi mercati e l’assunzione di nuovi rischi è un comportamento normale per un imprenditore. Gli editori di giornali italiani, invece, hanno adottato una tattica prudentissima basata solo sulla riduzione dei costi, e cioè dei giornalisti.
Se il nuovo medium avrà uno sviluppo nel nostro Paese, sarà anche grazie a battistrada come repubblica.it, La Gazzetta dello Sport Online, Matrix, Il Sole 24 Ore, e la miriade di piccoli editori che hanno dato vita a Webzine di vario tipo.
Non c’è dubbio che con l’aumento degli utenti l’esigenza di avere organi d’informazione espressamente concepiti per la Rete sarà sempre più avvertita. Il punto è capire quale tipo di informazione fare online, come cambiare/arricchire il nostro modo di lavorare, come integrare una professione, tutto sommato vecchia, con un nuovo medium che ha le potenzialità di sovvertire le regole classiche della comunicazione alle quali i giornalisti si sono abituati, basate sul rapporto erogatore/fruitore.
Le nuove testate elettroniche
A dare vita a pubblicazioni elettroniche non sono stati fino ad oggi solo gli editori tradizionali, quelli che già producevano testate cartacee, ma anche tutta una serie di soggetti nuovi. In particolare due: gli Internet provider e i piccoli editori che pur non avendo in catalogo giornali, ma solo libri, si sono fatti attrarre dalla possibilità di creare una pubblicazione elettronica. L’attrattiva è in genere rappresentata dal fascino della novità e dai bassi costi dell’operazione.
Le esperienze interessanti sono parecchie: Punto Informatico, Beta, Plug, Virgilio, Notizia Più, Tempi Moderni eccetera. Le Webzine all’opera nel cyberspazio nazionale sono molte e alcune di buona qualità. In genere sono curate da una redazione diffusa, che lavora via Rete dai quattro angoli della penisola (e non solo), spesso gratuitamente, perché il mercato pubblicitario è quello che è e in buona parte viene risucchiato dalle grandi firme.
Questo secondo campo di esperienze è di grande interesse e può rappresentare per il giornalismo online quello che le radio private (o libere se preferite) hanno rappresentato per la radiofonia: uno svecchiamento, un avvicinamento ai gusti del pubblico, un piccola rivoluzione delle formule giornalistiche eccetera.
È necessario diffondere la conoscenza di queste esperienze, contribuire perché crescano professionalmente e aziendalmente, spingere perché gli editori capiscano che il nuovo medium è maturo, che in questi anni di pionierismo si sono create professionalità sufficienti per dare vita a pubblicazioni di un certo peso; e che il rischio d’impresa fa parte del gioco.
Ci sono, però, anche delle critiche da fare. Spesso le testate delle quali stiamo parlando hanno il difetto di fornire informazioni, ma di non avere la completezza di una vera rivista, di un vero giornale. Penso che l’errore sia composto da due fattori: facilità di edizione e eccesso di sinergia. Dare vita a una pubblicazione online comporta costi decisamente inferiori a quelli di una pubblicazione cartacea. Enormemente inferiori. Questo a volte spinge molti soggetti a lanciarsi in un’impresa che poi non ha le gambe per camminare. Un giornale esiste se esiste una redazione. E spesso questo è il secondo punto dolente. Spesso si cerca di limitare l’apporto umano – che in mancanza di volontari ha costi significativi – fornendo sì qualche informazione, ma non curandosi del fatto che il lettore è alla ricerca di risorse interessanti anche dal punto di vista della completezza. Questo è un punto dolente.
Manca ricchezza, spesso gli aggiornamenti sono rarefatti, le redazioni che producono la pubblicazione sono troppo esigue. Pur di fare qualcosa ci si arrangia con i mezzi che si hanno a disposizione. Si tratta di un comportamento, da un certo punto di vista, encomiabile: senza pionieri, senza persone che, diciamo così, gettano il cuore oltre l’ostacolo, probabilmente i progressi sarebbero più lenti e si sperimenterebbe di meno. Ma bisogna essere coscienti anche degli aspetti negativi.
Forse sarebbe meglio dare vita a un numero minore di iniziative, sforzandosi di creare giornali online di maggiore qualità.
Nuovi giornali, nuovi giornalisti
Sia i giornali online nati da un’edizione cartacea, sia quelli nati appositamente per il Web, hanno una certa difficoltà a decollare. I problemi sono legati, in parte, alla scarsa diffusione della Rete in Italia. I dati diffusi dall’osservatorio Alchera sono incoraggianti (2 milioni di utenti), ma poco credibili. Verosimilmente i collegati nostrani potrebbero essere mezzo milione. Ma si tratta pur sempre di dati difficilmente verificabili. Forse in questo caso un aggettivo può fare giustizia di tanti numeri: pochi, gli utenti di Internet in Italia sono pochi. Troppo pochi per muovere un mercato, quello pubblicitario, che pare essere il solo in grado di sostenere le iniziative editoriali online.
La mancanza di un bacino di utenza sufficiente è una delle ragioni di titubanza degli editori. Molti dei quali hanno deciso di stare alla finestra e vedere cosa succede. Se la macchina si metterà in moto daranno vita rapidamente a iniziative espressamente concepite per la Rete. Se Internet si trasformerà, invece, in una ennesima occasione mancata, avranno risparmiato i soldi.
Ma la sfida non è solo con il mercato, con l’arretratezza italiana in campo informatico e la riluttanza dei nostri editori. I giornalisti devono cercare di capire che tipo di giornalismo fare in Rete per conquistare l’attenzione dei lettori. Come molti esperti del settore hanno già detto, è necessario dare al lettore/utente la possibilità di fare un’esperienza nuova leggendo un giornale online. Certamente suoni e immagini in movimento saranno fondamentali, soprattutto quando la Rete potrà supportare trasferimenti di dati a velocità adeguate. Ma già da oggi si possono fare molte altre cose. Che per la verità molti colleghi, come quelli di Repubblica, stanno già facendo.
Propongo sei punti per offrire qualche spunto di discussione:
- Rinnovare il rapporto giornale/lettore. Questo rapporto è in crisi. Lo si è detto tante volte e le ragioni sono molte. Non è questa la sede per affrontarle tutte. Ma una sì: i giornalisti e i giornali si sono allontanati dai lettori. Tutti lo dicono, ma nessuno corre ai ripari, nessuno cambia. La cronaca parlamentare dei telegiornali è un paradigma di questa distanza. Di fronte a una nuova misura del governo buona parte dei servizi non sono altro che una raccolta di pareri dei diversi personaggi politici, quelli favorevoli e quelli contrari, mentre lo spettatore vorrebbe, innanzitutto (anche per valutare le opinioni dei politici) capire a fondo la nuova disposizione. Il modo di lavorare nei giornali risponde spesso più all’idea che del giornalismo ha un caporedattore che alle esigenze dei lettori.
Internet è un’occasione per cambiare questo rapporto. Un giornale lo si compra per abitudine e lo si percepisce come un oggetto composto da tante cose diverse: i necrologi (una delle cose più lette), i film in programmazione al cinema, la cronaca locale eccetera. Il Web no. Quello che interessa è la singola informazione. I giornalisti online dovrebbero cercare di dare vita ad un giornalismo che riesca a fornire notizie e servizi al tempo stesso, rinunciando a quella forma un po’ ottocentesca di giornalismo che ancora imperversa in Italia. - Facilità di lettura e documenti originali. Non è comodo leggere da un monitor e non sempre abbiamo voglia di stampare quello che stiamo leggendo: per fretta, per non riempirci di carta eccetera. Molti hanno tratto la conclusione che gli articoli devono essere brevi. Questo non è vero. Articoli brevi possono essere una soluzione in certe circostanze, un grave errore in altre. La brevità obbligatoria, poi, è una rinuncia allo sfruttamento di uno dei vantaggi di Internet rispetto alla carta stampata: l’abbondanza di spazio. Quando l’Unità pubblicava il discorso integrale di Togliatti al Parlamento sacrificava metà delle sue pagine. Un sito Web si può, invece, permettere di pubblicare il testo integrale di una legge senza fare particolari rinunce. Il lettore, peraltro, è interessato alla consultazione dei documenti originali dai quali sono stati tratti gli articoli ed è interessato ad entrare in possesso di documentazione difficilmente reperibile. I giornali online possono rispondere a questa esigenza.
Quello di non pubblicare articoli troppo lunghi è comunque un problema avvertito. Le soluzioni che sono state adottate sono varie: dividere un lungo servizio in più articoli, non superare le 1.000 parole, anteporre all’articolo un sommario piuttosto lungo, dividere l’articolo in spezzoni da leggere uno dopo l’altro eccetera. Sono tutte soluzioni adottabili, evitando di cercare The One Best Way, ma sforzandosi di adattare la soluzione migliore di volta in volta. - Notizie aggiornate, grande attenzione per l’attualità, notizie in tempo reale. CNN Interactive ha fatto nei primi nove mesi del 1997 un miliardo di impressions, cioè 3,3 milioni di pagine consultate al giorno. Dopo i motori di ricerca e i siti di Netscape e Microsoft, i Web più visitati sono quelli degli organi d’informazione. Ma l’esperienza deve essere soddisfacente. D’altronde collegarsi a Internet non è gratuito e un quotidiano costa solo 1.500 lire, e contiene molte informazioni. Oltre ad assolvere a funzioni diverse da quelle per le quali è stato concepito.
Recentemente Michael Kinsley, il direttore di Slate, ha fatto pubblica autocritica dalle pagine del sito Microsoft per il parziale fallimento della Webzine. Tra gli errori ammessi da Kinsley c’è anche quello riguardante gli aggiornamenti della rivista che inizialmente avevano cadenza settimanale. “Once a Week Is Not Enough” ha scritto il direttore di Slate aggiungendo che non è consigliabile “lasciare il proprio sito statico per una settimana”. Oggi Slate è aggiornato almeno una volta al giorno, se non di più. - Database consultabili. Il grande vantaggio di Internet è di poter leggere una notizia, accedere a un’informazione, quando se ne ha bisogno. Per rimanere in ambito cinematografico, leggere la recensione di un film quando lo si vuole andare a vedere e non quando viene presentato al festival di Cannes. Le notizie possono essere conservate e consultabili tramite ricerche di vario tipo. Creare database completi e consultabili (gratuitamente o a pagamento sarà una scelta dell’editore) è un’occasione straordinaria per dare al lettore qualcosa in più che non può trovare in un giornale cartaceo.
- Il Push è un alleato del giornalismo online? Personalmente penso che i sistemi di Push finora messi a punto non rispondano pienamente alle esigenze dei lettori. Alcuni, come Pointcast, possono addirittura gettare nello sconforto quelli che hanno avuto il coraggio di installare l’apposito client sul computer di casa. Il miglior Push è ancora la posta elettronica, che viene usata poco e male. Dopo aver letto il sommario via e-mail di Punto Informatico, in genere, lancio il browser e vado a vedere il sito. Meglio sarebbe produrre una newsletter completa, che soddisfi le esigenze di lettura dell’utente.
- Possibilità di stampare in modo soddisfacente. Molti lettori stampano le cose che trovano sul Web per leggerle successivamente., Una volta stampate, però, le pagine Web non sono di facilissima lettura e spesso fanno sprecare molto inchiostro. Sarebbe opportuno offrire due servizi: la versione “stampabile” delle pagine e la possibilità di stampare una versione completa, o comunque congrua, del giornale online.