Brutto colpo per Microsoft. La Corte suprema degli Stati Uniti ha rifiutato di esaminare il giudizio espresso dal tribunale di primo grado che riconosceva il gruppo colpevole di pratiche monopolistiche.
La richiesta è stata rigettata dalla Corte insieme ad altre 300 nella seduta di martedì scorso, senza che fosse fornita nessuna spiegazione.
Una decisione “non molto sorprendente”, come ha dichiarato un docente universitario di diritto. “È un disperato tentativo di Microsoft” per ottenere l’annullamento della procedura di primo grado sulla base di un comportamento del giudice, secondo Microsoft, contrario all’etica.
Microsoft, infatti, nella richiesta presentata in agosto alla Corte suprema, richiamava l’attenzione sulle interviste accordate dal giudice di primo grado, Thomas Jackson durante il processo, in cui si mostrava molto critico contro l’azienda.
Così, rimane una delle accuse più pesanti contro il gruppo, malgrado la sentenza della Corte d’appello federale abbia cancellato il previsto smembramento di Microsoft, confermando l’accusa di pratiche monopolistiche.
Gioisce, invece, chi Microsoft l’ha portata sul banco degli imputati.
“Non siamo sorpresi che la Corte suprema non si sia incaricata del dossier – spiega il ministro della giustizia dello Iowa e, da sempre, fiero avversario dell’azienda – la decisone della Corte d’appello è stata unanime e ben argomentata”.