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La corte suprema australiana emana un’importante sentenza sulla diffamazione online

11 Dicembre 2002

La corte suprema australiana emana un’importante sentenza sulla diffamazione online

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La corte suprema australiana ha emesso una sentenza che farà discutere in tema di diffamazione attraverso Internet. Per l’organo supremo di giustizia, è competente il paese dove sono state lette …

La corte suprema australiana ha emesso una sentenza che farà discutere in tema di diffamazione attraverso Internet. Per l’organo supremo di giustizia, è competente il paese dove sono state lette le frasi incriminate e non il paese di origine.

Il caso, che avrà conseguenze mondiali su quello che potrà essere pubblicato online, vedeva contrapposti Joseph Gutnick, un imprenditore australiano nella parte del querelante e l’agenzia di stampa Dow Jones nella parte del querelato.

Quest’ultima aveva chiesto all’alta corte australiana che la causa per diffamazione fosse esaminata negli Stati Uniti (sede dell’agenzia), invece che in Australia dove risiede Gutnick.

La richiesta è stata respinta e la causa affidata allo stato di Victoria, dove vive il magnate, con la motivazione che il luogo di pubblicazione di informazioni diffuse sulla rete informatica mondiale è il paese dove sono lette e non il paese di origine.

Gutnick ha subito espresso la sua soddisfazione per la sentenza che dimostra, secondo lui, che “la rete non è diversa dai giornali classici” e che i direttori di pubblicazioni online devono tenerne conto.

Sull’argomento è intervenuto anche il direttore dell’Australian Internet Association (AIA), che ha sottolineato come questa sia la prima sentenza del genere per l’Australia e come sia importante per tutti i responsabili di media nel mondo.

Il direttore ha spiegato che se il caso fosse stato giudicato negli Stati Uniti, Dow Jones avrebbe potuto invocare il primo emendamento della costituzione americana sulla libertà di espressione, una protezione che in Australia non esiste e dove le leggi sulla diffamazione sono più severe che in America.

“Questo certamente – continua il direttore dell’AIA – spingerà i direttori di pubblicazioni il cui contenuto passa anche in altre giurisdizioni, in particolare l’Australia, a essere più prudenti”.

Dow Jones, dal canto suo, insiste nel sottolineare che la fonte all’origine dell’articolo controverso si trovava negli Stati Uniti ed è là che il caso deve essere esaminato.

Il tribunale, invece, ha giudicato che una causa per diffamazione dev’essere esaminata nel luogo dove vive la persona che sente diffamata la sua reputazione e vuole difenderla. La stessa corte, però, non è entrata nello specifico del caso.

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