La Cina vara un piano nazionale per far entrare le proprie aziende nel mercato dell’e-commerce. I primi settori saranno il petrolio, l’automobile, l’acciaio e l’aeronautica.
Il programma è realizzato e coordinato dal ministero dell’industria e dell’informazione che è anche l’ente supervisore di Internet in Cina.
Il commercio elettronico resta un settore ancora modesto in Cina, con un giro d’affari che si attesta intorno ai 400 milioni di dollari, ma che dovrebbe passare a 3,8 miliardi di dollari entro il 2003, secondo le previsioni degli esperti.
Le transazioni elettroniche sono frenate dall’assenza di carte di credito utilizzabili in tutto il paese, ma anche da problemi come la sicurezza nelle transazioni o l’assenza di regolamentazioni in materia di imposte, di protezione dei diritti di proprietà intellettuale o diritti dei consumatori.
Secondo Nuova Cina, il programma governativo dovrebbe permettere alle imprese coinvolte di migliorare la loro gestione e renderle più competitive.
Di un altro ordine d’idee, il segretario di stato americano Madleine Albright ha terminato la sua visita in Cina passando in un Internet Cafè di Pechino.
Ne ha approfittato per presentare Internet come un modo per far progredire la democrazia.
“È un luogo grandioso e importante, perché l’informazione vuole essere libera”, ha scritto la Albright su una T-shirt all’uscita dalla breve visita effettuata nell’Internet Cafè di un hotel di Pechino.
Malgrado il tempo fosse stretto, il segretario di stato americano ha tenuto a mostrare il suo attaccamento allo sviluppo di Internet, dopo aver espresso soddisfazione per la recente normalizzazione delle relazioni commerciali cino-americane.