La locuzione “new economy”, e quindi l’idea di un sistema economico che si basa su qualcosa di nuovo, è balzata prepotentemente sui giornali italiani insieme alle notizie delle gigantesche operazioni industriali e finanziarie che hanno coinvolto negli Stati Uniti i giganti delle telecomunicazioni, i fornitori di servizi Internet ed i produttori di contenuti informativi o di intrattenimento.
É così nato un nuovo settore merceologico che, concentrando in un’unica struttura le competenze di settori originariamente diversi, sfrutta le potenzialità di Internet come veicolo di comunicazione sia a fini di divertimento che di business.
Il primo impatto con la new economy è stato quindi lo stupore per le cifre elevatissime che hanno iniziato ad essere snocciolate negli articoli di cronaca finanziaria.
Di conseguenza siamo stati tutti informati sugli aspetti più spettacolari: la crescita vertiginosa dei titoli inclusi nel NASDAQ, i debutti dorati delle matricole a Piazza Affari, le bolle speculative che fanno inevitabilmente da contraltare agli eccessivi entusiasmi borsistici e, in questi giorni, le cifre stratosferiche che si sono raggiunte nell’asta delle licenze UMTS in Germania.
L’aspetto spettacolar-finanziario è solo la punta dell’iceberg. Per comprendere l’importanza che la new economy dovrà avere nel nostro futuro di cittadini e imprese bisogna rifarsi all’analisi di un dato macro economico legato all’economia reale: la crescita ininterrotta che gli Stati Uniti hanno sperimentato negli anni ’90.
Il fatto che tale crescita continui imperterrita ha sorpreso gli economisti e messo in crisi le teorie economiche basate sull’ipotesi di andamento ciclico del Pil.
A guidare la crescita dell’economia USA è lo straordinario aumento del prodotto per ora lavorata (il 5,3% su base annua ancora nel secondo trimestre 2000, secondo i dati diffusi lo scorso 7 agosto dal
Bureau of Labor Statistics dello U.S. Department of Labor).
Nel periodo 1995-1999 la crescita della produttività è stata talmente alta che alcuni osservatori hanno visto nell’evoluzione tecnologica legata ad Internet un fenomeno di portata epocale, paragonabile alla seconda rivoluzione industriale causata dall’elettricità, dal motore a scoppio, dall’uso delle onde elettromagnetiche e dal cinema.
Si tratta di un paragone sproporzionato, ma non poi così tanto se un ricercatore dello NBERS ha concluso che è eccessivo solo dopo un’attenta analisi dei dati statistici.
In cosa consiste la vera novità della new economy e perché il suo effetto sulla produttività del lavoro è così elevato e duraturo?
L’essenza della new economy è il legame stretto e diffuso a tappeto tra tecnologie informatiche, telecomunicazioni, imprese e persone umane (nella duplice veste di fornitori del fattore di produzione lavoro e di consumatori di beni, intrattenimento, notizie e formazione).
L’integrazione tra tecnologie informatiche e telecomunicazioni è la base per lo sviluppo di Internet.
La disponibilità di strumenti tecnologici, ma soprattutto la diffusione delle conoscenze necessarie per utilizzarle e per inventare nuove tecnologie, sono gli aspetti che coinvolgono il fattore umano e le imprese.
In questo contesto è il cosiddetto capitale umano, ossia l’investimento in conoscenza, a fare la parte del leone rispetto al ruolo degli investimenti in capitale fisico.
Le elevate quote di questo intangibile tipo di risorse che si possono trovare nelle imprese, costituiscono un motivo razionale per cui, anche in assenza di bolle speculative, talune società hi-tech hanno una capitalizzazione di borsa che supera di centinaia di volte il valore iscritto a stato patrimoniale.
Proprio il fatto di essere basata sull’investimento in capitale umano ha permesso alla new economy di essere il motore di una crescita di lunga durata.
Le caratteristiche del capitale umano sono, infatti, molto particolari: non ha rendimenti decrescenti, non ha limiti fisici di accumulazione, ma, soprattutto, la conoscenza può essere riprodotta infinitamente e in tal modo guidare una crescita endogena, ossia spinta da fattori destinati ad auto perpetrarsi nel tempo.
Uno sviluppo spinto da fattori endogeni avrà una durata inevitabilmente più lunga di uno sviluppo generato da stimoli esterni (aumenti degli investimenti, stimoli fiscali o svalutazioni del cambio) strutturalmente destinati ad avere un effetto che va ad esaurirsi.
Gli investimenti delle imprese, di qualsivoglia settore, che intendono partecipare attivamente allo sviluppo nell’era della new economy non potranno prescindere dall’investimento negli strumenti hardware e software necessari per raggiungere, in sequenza, i seguenti obiettivi:
- fornire al proprio personale, a tutti i livelli, una formazione di base all’uso del computer,
- utilizzare il computer per gestire tutti i processi aziendali;
- utilizzare Internet per far conoscere i propri prodotti, mantenere i rapporti con la propria rete di vendita, gestire l’e-commerce e i rapporti con i propri fornitori e clienti nei mercati business to business.
Il primo traguardo da raggiungere sarà quindi la diffusione della basilare conoscenza informatica.
In sostanza, a partire dal titolare e dai manager, tutto il personale che già usa il computer dovrà farlo meglio, utilizzando correttamente Windows, gli strumenti di produttività personale (come i word processor e i fogli elettronici) e Internet come strumento per comunicare e reperire informazioni.
Tale conoscenza andrà poi diffusa a tutti i livelli, estendendo in tutti i luoghi e in tutti i rapporti le nuove tecnologie per gestire i processi aziendali.
Le PMI, che non dispongono di un ampio settore informatico interno, dovranno quindi affidarsi a partner solidi che siano in grado di supportarle nel processo di entrata nella new economy.
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