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La cena? Non si cucina, si assembla

17 Novembre 2006

La cena? Non si cucina, si assembla

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Se cucinare è bello ma non c’è più il tempo, ecco arrivare i Meal Assembly Center, luoghi dove preparare cenette perfette grazie a ricette componibili e ingredienti già pronti

Siamo rimasti in pochi a poterci permettere di cucinare per la famiglia. Io ho in forno una quiche alsaziana, ma la pagherò con una estensione verso le ore tardo-notturne della mia attività lavorativa. Chi invece ha orari più tradizionali – e specialmente la tipica madre “lavoratrice” (come se quelle che stanno a casa non lavorassero…) si trova in una situazione fortemente ansiogena: da un lato il senso di colpa derivante dal non cucinare e non assolvere un ruolo secolare. Dall’altra la pressione del tempo, delle mille cose da fare, dell’impossibilità materiale di fare quadrare tutto.

Di conseguenza il senso di colpa si atrofizza e la famiglia, ancora una sera, si spazzola un pasto curato integralmente dal salumiere o dalla rosticceria – o dal banco dei pronti dei supermercati. O, negli Stati Uniti, si scongela un bel Tv Dinner. Ma un filo di inquietudine resta: non ci ha detto la nostra nonna che una donna che non era buona in cucina non era buona in nessuna altra stanza della casa? (La mia sì che me lo diceva.)

Per risolvere il conflitto i soliti americani si sono inventati una bella trovata ed hanno applicato la reingegnierizzazione dei processi al problema della cena. In fondo, quel che porta via più tempo è la fase (in qualche modo banale) di preparazione degli ingredienti (pelare, tagliare, sminuzzare) e di allestimento della zona cucina (senza parlare della pulizia successiva). I Meal Assembly Center risolvono il problema attraverso l’outsourcing di queste due fasi, anzi vi mettete proprio fisicamente in outsourcing, cucinando in una cucina che non è la vostra. E che l’idea sembra andare a toccare un nervo scoperto lo dimostra il fatto che questi centri stanno crescendo come i funghi (ad oggi ne esistono più di 700 negli USA e Canada e ogni mese ne aprono qualche decina di nuovi.)

Come funziona? Semplice. Primo passo, andate su Internet (che sorpresa, vero?) scegliete il MAC (Meal Assembly Center, non il computer) più comodo o che vi piace di più. Scegliete, all’interno delle ricette del giorno, quelle che vi interessano e prenotate la sessione – in un classico modello “click and mortar”. Vi recate poi, a mani nude (ma con un borsone e la carta di credito) in uno di questi centri. Vi troverete in un ampio spazio cucina, diviso in “postazioni di lavoro” e presidiato da personale professionale. Dotato delle attrezzature più congrue e di tutti gli ingredienti di base già belli e pronti. E lì trovate le ricette ben stampate e posizionate comodamente nella vostra workstation. Scatta a questo punto il Component Cooking – processo culinario mutuato dalla produzione industriale.

Senza fare sforzi mentali e seguendo il foglio di istruzioni del kit – pardon, la ricetta – non dovremo fare altro che combinare i semilavorati già pronti nella workstation; in alcuni centri identificati con codici colore, in modo da evitare erroricosì che la ricetta prevede una tazza di roba “codice viola”, due cucchiani di “codice giallo” e così via. E nessuno pretenderà che si sia in grado di distinguere una carota da una zucchina. In una quantità sempre crescente di centri, questi componenti (come petti di pollo surgelati, cipolla già tritata, verdurine sminuzzate e via di questo passo) sono scelti in modo da essere sani e naturali, privi di grassi idrogenati ed altre robacce, in modo da aiutarci a mangiare un po’ più sano.

Così, procedendo di stazione in stazione per compiere tutte le operazioni di assemblaggio, si compone il piatto e non resta che cuocerlo. E, cosa particolarmente goduriosa, ogni volta che molliamo una forchetta sporca di salsa o una salvietta umida, un gentile dipendente si occupa di metterla a lavare, mentre magari un altro ci versa una tazza di caffè per aiutarci a carburare nel delicato lavoro di montaggio della cena. Mentre il cibo cuoce, possiamo in molti centri prenderci un break dalla catena di montaggio, in una sala di socializzazione dove portemo fare quattro chiacchiere con gli altri component cooker, condividendo un bicchiere di vino o un salatino con gli altri clienti. E rivitalizzare un minimo la nostra vita sociale.

Finita la cottura, il MAC mette a disposizione un potente surgelatore per preservare la freschezza dal nostro (?) manicaretto, fino al momento di portarlo in tavola. Se siete infatti con la mentalità razional-pianificatrice, in un paio d’ore potete prepararvi cibi per una, due o quattro settimane di cenette. I costi del servizio sono relativamente abbordabili, attorno ai 200 dollari per portarsi a casa 72 porzioni di cibo. E la donna recupera, almeno in parte, lo smalto di angelo del focolare (anche se non mancano gli uomini che praticano questa forma di medium food).

Ci vorrebbe a questo punto una bella chiusura ad effetto per il pezzo; visti però i segnali di fumo che arrivano dalla mia cucina, se permettete, corro invece ad afferrare un estintore e a vedere che posso fare con quella che ormai si è trasformata in una bellaQuiche alsacienne flambé…

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