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La buona stella dei gestori mobili sta voltando faccia

01 Agosto 2008

La buona stella dei gestori mobili sta voltando faccia

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Il commissario europeo Viviane Reding mira a tagliare del 70% in tre anni il costo della terminazione mobile, ovvero la rendita aggiuntiva dovuta agli operatori mobili per ogni chiamata verso un proprio utente. Tariffe ormai anacronistiche che ricadono sui clienti e arricchiscono le società

Immaginate un mercato molto sviluppato che ciononostante continua a essere sostenuto con entrate extra decise a tavolino da norme compiacenti, dettate da una volontà politica. Una rendita bonus che va a gravare sulla bolletta degli utenti e che altera la concorrenza. E, forse, addirittura minaccia lo sviluppo di una rete fissa di nuova generazione. Il mercato in questione è quello della telefonia mobile italiano ed europeo e solo ora il vento politico ha cambiato direzione: da varie parti si rafforza la tesi secondo cui si debba decurtare quella rendita bonus. Le autorità del settore si sono rese conto dei danni che sta procurando.

È un’idea che si fa strada presso la Commissione Europea e le Autorità nazionali poste a garanzia delle telecomunicazioni. La rendita bonus si regge sui ricavi della cosiddetta terminazione mobile, che valgono in Europa 20 miliardi di euro l’anno. Pari a circa il 25% dei ricavi totali dei mobili. In poche parole, sono i soldi che entrano nelle tasche degli operatori, in base a tariffe decise dalle Autorità, ogni volta che i loro utenti ricevono una telefonata. A pagare sono gli operatori degli utenti che telefonano. Di fatto, però, questo costo viene poi ribaltato sull’utente, sul prezzo della chiamata da rete fissa a rete mobile.

È soprattutto il commissario europeo Viviane Reding ad aver dichiarato guerra contro questi costi. Vi vede la summa delle distorsioni di cui soffre il mercato della telefonia. Tanto che vuole tagliarli del 70%, in tre anni. E, a questo fine, è anche disposta a opporsi a quelle Autorità che (come l’italiana Agcom) invece vorrebbero ridurli con più gradualità. Reding l’ha spiegato chiaro e tondo in un’intervista ad Altroconsumo, con parole di fuoco. Dice che la terminazione è così cara perché è frutto, almeno in parte, di una sovvenzione concessa dagli Stati agli operatori mobili, per ripagarli dei costi da loro subiti nel costruire le reti e pagare le licenze (soprattutto quelle Umts).

Perché è una sovvenzione? Per i fissi, le tariffe di terminazione, stabilite dalle Autorità tlc, sono adeguate ai soli costi effettivi subiti dagli operatori per ricevere la chiamata: quelli di rete. Per i mobili, invece, nel paniere che poi determina il prezzo di terminazione ci sono anche i costi commerciali. Quelli con cui gli operatori acquisiscono i clienti: il marketing. Per questo motivo la terminazione è una rendita bonus: perché ricevere chiamate crea profitto (e considerevole) per gli operatori. Dice Reding: «Questo poteva essere giustificato dieci anni fa, quando le reti mobili erano piuttosto nuove e avevano bisogno di un certo supporto regolamentare. Oggi, invece, quello delle comunicazioni mobili è un mercato ormai maturo». E aggiunge: «È venuto quindi il momento di porre fine alla sovvenzione indiretta delle reti mobili, che in fin fine è pagata dagli utenti della telefonia fissa. Secondo alcune stime industriali, gli utenti della telefonia fissa pagano in Europa 10 miliardi di euro all’anno per finanziare le tariffe di terminazione mobile».

A conferma che la terminazione è slegata dai costi reali di rete ci sono ulteriori elementi. I costi di terminazione mobile variano tantissimo da Paese a Paese dell’Unione Europea (e l’Italia è un po’ sopra la media). E sono fino a nove volte più alti rispetto agli analoghi costi di terminazione che sono intascati dagli operatori fissi.

«Costi di terminazione troppo alti portano varie conseguenze negative», spiegano dall’Autorità Garante per le Comunicazioni. «Primo, rendono molto care le chiamate ai cellulari. Secondo, alterano la concorrenza a vantaggio degli operatori mobili, a danno dei fissi. Terzo, favoriscono i grandi operatori, che ricevono un maggior numero di chiamate perché hanno più utenti rispetto a quelli minori». Si lamenta Innocenzo Genna, presidente dell’Ecta, associazione degli operatori alternativi europei: «Questa distorsione sta drenando risorse dagli operatori fissi ed è un paradosso perché sono costoro che ora anzi avrebbero bisogno di un sostegno, dal momento che stanno investendo nelle reti fisse di nuova generazione». Aggiunge Silvia Talevi, responsabile regolamentazione per Fastweb: «Dai bilanci Tim risulta che nel 2000-2007 ha investito meno di quanto abbia ricavato dalla terminazione: 15,44 miliardi, comprese le licenze Umts, contro 16,2 miliardi di euro. La terminazione consente ampi margini di extraprofitto, pari a un miliardo di euro l’anno per Tim». Anche Agcom vuole cambiare il vento, in modo più graduale ma comunque deciso: mira a ridurre le tariffe di terminazione del 40% da qui al 2011, con un risparmio di 1,5 miliardi stimato per gli utenti. A riguardo, ha appena avviato una consultazione pubblica, che finirà a settembre, e poi dovrà decidere le misure. Ma Reding già dice di non essere d’accordo con tanta prudenza: accusa Agcom di voler «difendere gli interessi degli operatori mobili italiani a danno dei consumatori». La maggior parte delle Authority tlc europee mirano a una riduzione del 40%; solo la Arcep (Autorità francese) è più vicina alla posizione di Viviane Reding. Non si sa quale impostazione prevarrà, certo è che i mobili, nel giro di qualche anno, dovranno imparare a convivere con la perdita di questa rete di protezione che è stata per anni la rendita bonus concessa dalla terminazione mobile. E il mercato svolterà, con conseguenze per tutti.

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