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La blogosfera, bella perché varia

24 Giugno 2004

La blogosfera, bella perché varia

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Mentre chiude Weblogs.com e i blog-reporter seguiranno la Convention Democratica, in Italia si discute di blog e politica e a Genova c'è "Blog Live" il 25 giugno

La blogosfera ruota continuamente su se stessa. Che ne siamo coscienti o meno, proprio come il pianeta terra. Motivo per cui tutto scorre, senza soluzione di continuità e le orbite si rincorrono l’una dopo l’altra — indipendentemente da quel che accade a chi la popola, i soliti blogger. Inclusa la loro scomparsa inattesa e improvvisa, o almeno di una loro parte, dovuta a…. bé, diamo pure la colpa al generico sovraccarico che sempre più accompagna la quotidianeità odierna a cavallo tra reale e virtuale. Cos’è successo? La settimana scorsa Dave Winer, pionere della blogosfera, ha chiuso il servizio di blog-hosting gratuito che gestiva da quattro anni, Weblogs.com, facendo così scomparire in un battibaleno migliaia di pagine, diari, notizie. Quella mole di materiale che, come ben sappiamo, viene amorevolmente curata e diffusa da persone in carne ed ossa. I quali, pur trattandosi di qualche goccia dell’oceano blog in espansione continua, hanno subito espresso rabbia e incredulità: “Potevi almeno avvisarci, no? Così avremmo proceduto a un rapido backup. Rivoglio i miei testi!”

Calma, spiega Dave Winer in un audio-blog: “Qui non c’è un’azienda, ma solo una persona…e attendersi servizi tipo aziendali… semplicemente non può essere.” Ovvero, su internet ci sarà sempre chi si lamenterà, certe cose succedono: meglio accettarle, e andare avanti. Anche perché, notizia dell’ultimora, tutti i siti già presenti su Weblogs.com ora si trovano su Buzzword.com, o stanno colà traslocando. Ennesimo successo del gran lavoro di networking sociale che s’innesca rapidamente in casi simili — passata la scotta della prima delusione. La blogosfera continua perciò a ruotare, su se stessa ma anche intorno alle vicende del mondo reale, intrecciando rapporti sempre più sostanziali con lo scenario politico, ad esempio. La convention democratica, che tra un mese a Boston incoronerà John Kerry per le presidenziali di novembre, verrà infatti seguita (e trasmessa live) anche da un pugno di blog-reporter che si apprestano a ricevere le credenziali ufficiali. La scelta tra la cinquantina di testate ora al vaglio verrà basata su “originalità, numero di lettori e professionalità del blog”, ha chiarito la portavoce della convention, Lina Garcia. Mentre insiste l’attivismo online (ma non solo) dell’ex-candidato Howard Dean, il quale in una recente intervista spiega di voler rilanciare quella ventata di partecipazione e speranza — grazie soprattutto alla nuova entità chiamata Democracy for America, soprattutto sostenendo i candidati democratici che in elezioni locali si fanno avanti per “cambiare il nostro partito, per cambiare il nostro paese.”

Una serie di articolate dinamiche che ovviamente vanno riflettendosi anche in Italia, pur se con i dovuti riaggiustamenti. Di questo ed altro si è parlato nel recente convegno della Fondazione Einaudi “Blog Ergo Sum”, con successivo report apparso su Media Quotidiano (18 giugno, Stefano Baldolini). Dove si specifica tra l’altro come i blog stiano “cambiando non solo le forme tradizionali della comunicazione politica ma anche le modalità della democrazia rappresentativa,” a partire proprio dal caso di Howard Dean e fino alle strategie di comunicazione elettorale via blog avutesi nelle recente chiamata alle urne. Inclusi “casi più strutturati come quello di Cofferati, che è partito con il giusto anticipo, quello di Soru che non è male in quanto a contenuti però è gestito da un’anonima redazione, quello del Verde Caravita (che è un blogger storico), o della Massaccesi (Alleanza popolare).” Situazioni che, secondo Antonio Sofi, responsabile del master di giornalismo online presso l’Università di Firenze, sembrerebbero testimoniare la natura “maggioritaria” del blog, il quale sarebbe perciò “legato alla persona e si inserisce benissimo nel recente processo di personalizzazione della politica. Di più. Rosanna De Rosa (Università Federico II di Napoli), ascrive il massimo della personalizzazione della politica al processo di selezione/voto delle cariche monocratiche – come appunto quella di primo cittadino (Cofferati) o di presidente della repubblica (Dominique Strauss-Kahn per la Francia) – avvertendo però che la blogosfera – ed in generale internet – non è riconducibile tout court ad una constituency e che la politica è presenza. (Gli interventi in real-audio del convegno sono reperibili integralmente su radioradicale.it).

Il dibattito, insomma, è aperto e in tal senso è importante ampliarlo ovunque e come possibile. Ecco perciò, in conclusione, altre due iniziative made-in-Italy: il recente lancio di Politica Online, blog collettivo sulle culture politiche digitali, il cui taglio spazia dalla ricerca epistemologica sulla rete ad articoli e segnalazioni sulla scena internazionale. Facendo tesoro di aree per commenti e forum alquanto frequentate, il progetto rimane centrato sull’uso “dell’interazione del blog” per superare la mancanza di dibattito e partecipazione dell’odierno processo democratico. Infine, rimbalzando alla grande nel mondo ‘reale’, il 25 e 26 giugno ecco Genova trasformarsi in “piccola capitale del web dal vivo”. All’interno del decimo festival internazionale di poesia, si svolgeranno due eventi curati da Gregorio Bisso: “Blog Live – l’universo del blog. La parola senza confini” e “Wikipedia Live – Wikipedia l’enciclopedia universale“. In particolare la prima giornata, “si rivolge a tutti: a chi non conosce ancora cosa sia un blog e a chi invece ne è quotidianamente autore e lettore,” e include interventi su temi quali Blog, informazione, comunicazione, giornalismo, open publishing e “Radio weblog: dal blog alla radio. Una sorta di convention estemporanea dei blogger nostrani, ottima situazione per discutere a tutto campo e divertirsi — guardandosi finalmente in faccia.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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