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Java 11: facile cominciare, grande potenziale

14 Giugno 2019

Java 11: facile cominciare, grande potenziale

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Ho scritto nell’introduzione al mio Java 11 che Imparare un linguaggio di programmazione, e nello specifico Java, è come fare un viaggio in una terra lontana e sconosciuta. Java è per tutti? O, se non proprio, per chi?

In effetti, imparare qualsiasi linguaggio di programmazione è come fare un viaggio in una terra lontana e sconosciuta dove però alla fine, se siamo sopravvissuti, la ricompensa ottenuta sarà un arricchimento spirituale e conoscitivo di grande rilievo.

Per quanto riguarda Java nello specifico, esso di sicuro è un linguaggio per tutti e questo per svariati motivi; tra cui: ha una sintassi chiara e, nei costrutti principali, abbastanza concisa; non ha costrutti di basso livello, come per esempio i puntatori tipici del linguaggio C/C++, che presuppongono una conoscenza più diretta del funzionamento della memoria e che sono fonti di innumerevoli errori di programmazione e crash dei programmi se usati senza una piena consapevolezza della loro potenza; ha dei potenti tool per lo sviluppo del software come NetBeans ed Eclipse che consentono, a chi è alle prime armi, di focalizzarsi solo sul programma che sta scrivendo lasciando agli IDE il compito di sapere come compilare ed eseguire il relativo codice; ha una comunità immensa dove poter interagire e poter chiedere aiuto per qualsiasi dubbio o problema di programmazione; ha una ricchissima documentazione a supporto del linguaggio e delle sue librerie di codice; ha tantissime librerie di codice già pronto cui attingere per scrivere interfacce utenti grafiche, programmare il web, i database e così via. Insomma, sì, Java è proprio un linguaggio per tutti, facile e divertente da usare!

Impararlo a fondo, certo, richiede almeno il classico semestre di tempo di un qualsiasi corso universitario di buon livello sulla programmazione.

Non è vero che Java sia lento

Questo è il mito più antico e ancor’oggi presente quando si parla con altri programmatori. Certo, il fatto di avere una virtual machine tra il codice scritto e il sistema sottostante non aiuta di certo a sfatarlo. Tuttavia, senza scendere in particolari troppo tecnici, diciamo che questo mito può dirsi nella sostanza ampiamente tale.

La virtual machine di Java è infatti oggi altamente ottimizzata e performante e la compilazione avviene con un sofisticato e veloce compiler JIT, Just-In-Time. In più, da Java 9, è anche possibile usare una compilazione AOT, Ahead-Of-Time, con tutti i benefici e miglioramenti del caso.

Il nuovo sistema di rilasci di Java è utile?

A mesi di distanza dall’annuncio, è ancora troppo presto per poter dare una risposta certa e significativa. Il nuovo sistema è stato davvero un cambiamento epocale e tutti gli sviluppatori e le imprese coinvolte nel mondo Java stanno cercando di capire cosa è meglio per le loro esigenze e fondamentalmente per il loro business. Se cioè sia meglio adottare un update semestrale (una feature release) oppure un update triennale (long-term support release) della piattaforma.

In ogni caso, a oggi, la maggioranza degli sviluppatori (circa l’80 percento) sta ancora usando versioni di Java fino alla 8 (ricordiamo che Java 9 ha introdotto un altro grande cambiamento: i moduli) mentre la restante parte, molto frammentaria, sta timidamente passando a Java 9 ed è molto indecisa se passare ogni sei mesi a Java 11, Java 12 eccetera.

Perché Java su tutti

Ci sono molti motivi per i quali un programmatore potrebbe preferire Java ad altre alternative. Uno su tutti: ancor’oggi è il linguaggio di programmazione più usato al mondo (si veda per esempio la stima di Tiobe) e questo, all’atto pratico, significa avere maggiori opportunità di trovare un lavoro nell’ambito dello sviluppo software.

Con Java puoi fare praticamente tutto. Tuttavia penso che, essendo un linguaggio di livello molto alto, imparare anche un linguaggio di programmazione più di basso livello, come il C o il C++, possa essere di ulteriore miglioramento per la propria preparazione professionale.

Il futuro di Java come lo vorrei

Mi auguro che nei prossimi anni il linguaggio si arricchisca di ulteriori costrutti e facility che ne rendano l’utilizzo ancora più snello e piacevole (da questo punto di vista si può guardare come esempio a C#, linguaggio di programmazione che è sempre in piena e dinamica evoluzione). E rimanga interessante come è oggi.

L'autore

  • Pellegrino Principe
    Pellegrino Principe lavora come ricercatore informatico e capo sviluppatore software presso il Drappello Analisi e Studi della Sezione E-Government del Comando Generale della Guardia di Finanza di Roma dove è anche docente in Linguaggi di Programmazione. È appassionato dei linguaggi con una sintassi “C-like”.

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