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IWC: dieci anni di guerra alla pedofilia online

03 Novembre 2006

IWC: dieci anni di guerra alla pedofilia online

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Il mercato della pedopornografia online non conosce soste, malgrado la caccia ai siti e ai newsgroup che la ospitano si sia fatta più dura e mirata

Un rapporto in bianco e nero quello presentato dalla Internet Watch Foundation (IWC), l’ente britannico nato proprio per contrastare lo sfruttamento delle immagini dei minori a scopo sessuale e arrivato al suo decimo anno di vita. Se da un lato la percentuale dei siti interessati a questo sfruttamento è scesa nel Regno Unito dal 18 % del totale nel 1996, a uno 0,2 % oggi, la grande parte dei siti attivi si è spostata in paesi dove la legislazione su questo argomento è più debole.

Così, come riporta lo studio di IWC, il 51 % dei siti è ospitato negli Stati Uniti, il 20 % in Russia, il 7 % in Spagna, il 5 % in Giappone e l’1,6 % nel Regno Unito. L’Italia non viene citata, segno che la percentuale o è bassissima o non esistono siti di pedopornografia, mentre la parte del leone (si fa per dire) la fanno gli Usa, a causa dell’alto numero di utenti in rete e della capillare distribuzione dei server e dei fornitori di accesso: più alto è il numero di chi accede online, più è alta la percentuale di chi consuma questo osceno mercato.

Dai dati raccolti, poi, il 92 % delle segnalazioni riguarda siti veri e propri e solo il 7 % newsgroup, mentre i file sono metà con dettagli sui soggetti e metà anonimi. In questi spazi virtuali, il 79 % delle immagini riguarda bambine.

Una volta segnalati i siti o i newsgroup (alla linea dedicata dalla IWC o alle forze di polizia), il 62% viene rimosso entro un mese, il 38% rimane attivo dopo un mese e il 2% rimane in vita dopo 6 mesi. In totale dal 1996, grazie alle segnalazioni della IWC, sono stati chiusi più di 31 mila siti Internet.

La guerra, dunque, continua anche se questo mercato si è spostato verso un uso pay-per-view più sofisticato e in una distribuzione diffusa nel mondo per rendere più difficile la segnalazione e la chiusura: molti di questi siti contengono foto a contenuto estremo.

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