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It depends (dipende…)

06 Dicembre 1999

It depends (dipende…)

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Secondo una delle maggiori società americane di consulenza sul Web, queste due paroline sono un problema gravissimo per chi gestisce siti, e deve far interagire tecnici e produttori di contenuti.

Tanto vale tradurre: “I tecnici – quando i produttori di contenuti chiedono loro una rapida valutazione, anche approssimativa, sulla fattibilità di un progetto complesso – in genere rispondono ‘dipende’. Questa risposta ‘dipende’ produce invariabilmente frustrazione in chi ha posto la domanda, e genera serie difficoltà al progetto”.

Che la questione non sia di poco conto è dimostrato dalla nascita (per ora, soprattutto negli Stati Uniti) di un nuovo mestiere, una specie di “diplomatico del Web” che fa da mediatore tra tecnici e produttori di contenuti in modo che si capiscano tra loro. Questi signori (che hanno stipendi molto superiori a quelli di coloro fra cui mediano) sono degli Zelig: un ibrido delle varie categorie tra cui si aggirano, senza far parte di nessuna.

Riescono a parlare da tecnici con un tecnico, da grafici con un grafico, da copywriter con un copywriter, da giornalisti con un giornalista, da manager con un manager, non fanno nessuno di questi mestieri, e soprattutto (ciò che giustifica i loro notevoli stipendi) riescono a mettere tutti costoro intorno a un tavolo, evitando che chiunque possa dire “dipende”, e perciò risparmiando a tutti frustrazioni.

Per prepararsi a questo nuovo mestiere, ci sono alcuni trucchi preliminari, che dedico a chi non li avesse già scoperti da solo. Prima di tutto, brevi regole per interpretare le risposte di un tecnico alla domanda: “si può fare questa cosa?”.

Il tecnico risponde “no”; significa (1) che non sa farla, 98% dei casi; (2) che la domanda era stupida ai limiti del surreale (“si può fare il caffè con un computer?”), 2% dei casi.

Il tecnico risponde “sì”; significa (1) che ha fatto qualcosa di abbastanza simile per un altro cliente, e vuole rivendervelo facendolo passare per nuovo e originale, 98% dei casi; (2) che è un’opzione standard, è scritta nella prima pagina del manuale di istruzioni, 2% dei casi.

Il tecnico risponde “dipende”; significa che è ragionevolmente sicuro di essere capace a farla, ma si cautela perché potreste esservi spiegati male (50% dei casi), potrebbe avere un costo che voi non volete affrontare (48% dei casi), con i computer non si sa mai (2%).

Da ciò si vede che un tecnico bravo e serio non risponde mai “si” o “no” (salvo a domande idiote o banali); risponde sempre “dipende”. Non è il caso di frustrarsi se lo si sente parlare così, bisogna invece essere contenti di aver conosciuto un professionista serio e competente.

Il trucco è che la domanda “si può fare questa cosa?” non va mai fatta a un tecnico (se non per vedere se è bravo e serio). La vera domanda da porgli è: “se facciamo questa cosa, quali sono le conseguenze?”. Qui lui non risponderà più “dipende” – che equivarrebbe a “non ne ho la più pallida idea”, e saremmo tornati al tecnico meno bravo e meno serio.

Vi darà invece risposte precise, talora micidiali, e che spesso i non tecnici non s’immaginano nemmeno: ad esempio, “la macchina potrà lavorare al massimo con tre persone collegate alla volta”, oppure “i tempi di risposta del server saranno rallentati mille volte”, “costerà trecento milioni”, e via di seguito. Si ha una buona base di partenza, e la discussione può cominciare senza frustrazioni.

Perciò, onde guadagnare gli eccellenti stipendi dei “diplomatici del Web”, si può iniziare a sedersi a un tavolo insieme a un tecnico e un non tecnico, sentire il non tecnico chiedere “si può fare questa cosa?”, fermarlo con un sorriso, girarsi verso il tecnico e tradurre “se facciamo questa cosa, quali sono le conseguenze?”. Adesso, quei due potranno cavarsela (quasi) da soli.

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