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Issare la bandiera dell’innovazione a Strasburgo

16 Luglio 2003

Issare la bandiera dell’innovazione a Strasburgo

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Il semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea cade in un momento particolarmente delicato e importante per l'economia del Vecchio Continente. Dopo una lunga fase di stagnazione, che ha messo a dura prova le imprese e i consumatori, secondo i principali indicatori internazionali, nei prossimi mesi potrebbero manifestarsi i primi timidi segnali di ripresa.

I mercati sembrano crederci, o forse più semplicemente lo vogliono e, seppur con molta prudenza, tornano a scommettere sulla crescita. Deve crederci anche la politica e dimostrarlo con i fatti concreti. Per questo, issare la bandiera dell’innovazione sul Parlamento di Strasburgo e puntare davvero sull’unico motore in grado innescare quel circolo virtuoso che può far ripartire lo sviluppo, potrebbe risultare la carta vincente per caratterizzare positivamente la leadership del semestre italiano a Strasburgo. Al di la delle polemiche e delle rivalità più o meno pretestuose e degli eccessi campanilistici di questo o quel Paese. Potrebbe diventare una occasione di apertura sulle nuove frontiere dell’economia e per realizzare Progetti di Sistema transnazionali che spesso nei singoli Stati vengono bloccati dalle polemiche e dai veti incrociati. E, in Italia in particolare, anche dalla carenza di grandi aziende e gruppi industriali che possano surrogare il momento cooperativo e di Sistema.

Silvio Berlusconi, nel suo discorso di insediamento al Parlamento di Strasburgo, ha parlato chiaramente di rilancio degli investimenti per la realizzazione delle grandi infrastrutture del Vecchio Continente, ponendo l’accento sulla necessità di concentrare gli sforzi nel settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Parole sante, soprattutto per noi che lo andiamo ripetendo da tempo, fino alla noia. Per noi che abbiamo promosso il “Manifesto per l’Innovazione” che sta raccogliendo adesioni trasversali da ogni settore del Paese, al di la delle più rosee aspettative.

Parole che generano attese positive tra le imprese e gli operatori dell’Information & Communication Technology, chiamati a fare i conti con una crisi che dura ormai da troppo tempo. Parole che ridanno fiducia ai mercati, pronti a scommettere su un nuovo ciclo positivo alimentato dalla ripresa dei consumi e dalla necessità di modernizzazione. Ma proprio perché gravide di così tanti significati, parole che devono assolutamente tradursi in scelte di politica economica, in fatti concreti, prima a livello europeo e in poi dei singoli paesi. Se così non fosse, se alla fine dovesse rivelarsi uno dei tanti annunci d’effetto a cui la politica ci ha ormai abituati, i danni sarebbero ingenti. Più ingenti del solito, perché questa volta c’è in ballo il futuro prossimo di tutta l’Europa e non solo il destino di questo o quel governo.

Tuttavia aver inaugurato il semestre con una Conferenza europea sull’e-Government, voluta fortemente dal Ministro Lucio Stanca, a Cernobbio, sulle rive del lago di Como, ci fa ben sperare che l’impegno della presidenza italiana in favore dell’innovazione e i buoni propositi annunciati dal Premier Berlusconi in quella direzione, possano diventare realmente fatti concreti.

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