Poche settimana fa una Corte di Bruxelles ha ritenuto un Internet Service Provider (ISP) locale responsabile dell’operato illegale dei suoi utenti P2P. La sentenza è il frutto di un’interpretazione piuttosto restrittiva dellanuove normative europee EUCD. In pratica, secondo la corte, gli ISP disporrebbero ormai della possibilità di filtrare i contenuti illegali. La loro scelta di non adottare soluzioni anti-pirateria quindi dovrebbe essere considerata di pura connivenza con il fenomeno della pirateria online.
Nel caso specifico il giudice ha deciso di obbligare il provider belga Scarlet Extended a dotarsi di sistemi di controllo anti-pirateria, entro un tempo massimo di 6 mesi. Ogni giorno di ritardo verrà sanzionato con circa 2500 euro.
Le nuove tecnologie di «filtraggio elettronico» dovrebbero essere in grado di far fronte al problema, ma secondo numerosi esperti il controllo totale è praticamente impossibile. Per questo motivo Scarlet potrebbe decidere anche di disabilitare completamente lo sharing, rischiando di fatto di perdere una buona parte della clientela.
«Questa è una sentenza estremamente importante, che fa emergere proprio quello che abbiamo detto negli ultimi due anni, ovvero che chi detiene l’accesso alla rete, i provider, hanno una responsabilità nel contribuire a reprimere il traffico pirata sulle proprie reti. Questa decisione speriamo possa spingere a nuove policy governative e a nuove sentenze in altri paesi in Europa e nel resto del Mondo», ha sottolineato John Kennedy, CEO di IFPI (International Federation of Phonographic Industry).