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iPad in giallo e nero

01 Febbraio 2012

iPad in giallo e nero

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Il New York Times attacca il tablet più famoso per contestare le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi. Arrivano risposte non sempre concordi.

Ha iniziato la polemica il New York Times, con un lungo articolo intitolato In China, Human Costs Are Built Into an iPad. Argomento: Apple è diventata una delle aziende di maggior successo al mondo ma gli operai delle fabbriche cinesi che sfornano smartphone e tablet a getto continuo spesso lavorano in condizioni disumane. A fianco dell’incipit dell’articolo, un’immagine relativa a un incidente dello scorso maggio che è costato la vita a quattro operai.

Per quanto lo stesso articolo precisi da subito che le stesse problematiche si applichino ad aziende cinesi al lavoro per Hewlett-Packard, Ibm, Lenovo, Motorola, Nokia, Sony, Toshiba e altri, le sue sette pagine si riferiscono soprattutto ad Apple ed è comparso esattamente il giorno la pubblicazione dei (lusinghieri) risultati finanziari trimestrali dell’azienda, suscitando le ire dell’amministratore delegato di Apple Tim Cook che ha subito inviato una lunga mail ai dipendenti riaffermando una visione aziendale positiva del problema:

We care about every worker in our worldwide supply chain. Any accident is deeply troubling, and any issue with working conditions is cause for concern. Any suggestion that we don’t care is patently false and offensive to us. As you know better than anyone, accusations like these are contrary to our values. It’s not who we are.

Scontata la reazione di Cook a nome di Apple, che ospita sul proprio sito una sezione apposita sugli standard delle condizioni di produzione esterna e pubblica annualmente un rapporto a tema, non lo era probabilmente quella di Bsr, organizzazione impegnata in tutto il mondo per promuovere condizioni sostenibili di business e trattamento ragionevole dei lavoratori. Aron Cramer, President e amministratore delegato Bsr, ha contestato al Times in una lettera aperta la pubblicazione di informazioni non veritiere rispetto ai fatti menzionati, il tutto relativamente al coinvolgimento di Bsr ma a raggio abbastanza vasto da portare al sospetto che il quotidiano statunitense abbia forzato la narrazione dei fatti rispetto a quanto effettivamente accaduto.

Ovviamente la questione non è Apple, né iPad, né qualunque altra azienda o prodotto specifici, ma investe in modo ben più globale i nostri stili di vita e i conseguenti modelli di produzione. Sembra adeguato invitare al dialogo e alla riflessione sulla sostenibilità del lavoro attraverso le parole di Bsr:

While the story focuses on Apple, the question of conditions in global supply chains is of immense importance to all companies, in all sectors. There is no doubt that, while more and more companies are committed to ensuring good working conditions in their supply chains, additional steps should be taken. The key to progress is a combination of renewed commitments by the private sector, better enforcement of laws by governments, collaboration between businesses and NGOs, and worker empowerment. Global companies who are active in this space know that long-term, sustainable change takes time and requires many players working together.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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