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Internet versus TV

09 Agosto 2001

Internet versus TV

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Gli utenti americani, che rappresentano ormai una percentuale consistente dell'intera popolazione, avrebbero cominciato a cambiare le loro abitudini di consumo a vantaggio di Internet

L’inchiesta, condotta dallo studio Scarborough presso 2.000 adulti di età superiore ai 18 anni, rileva che il 23% degli utenti americani guarda meno la televisione da quando naviga. Se facciamo l’ipotesi che quasi il 100% degli americani guarda la televisione, significa che il 10% circa del pubblico delle reti TV sta modificando le sue abitudini a scapito di queste ultime.

Quando gli inserzionisti tradizionali avranno preso coscienza di questi nuovi comportamenti, non vi è dubbio che la ripartizione dei loro investimenti pubblicitari conoscerà serie modificazioni a beneficio di Internet.

Lo studio rileva, inoltre, che il 91% degli internauti il cui televisore è situato nella stessa stanza del computer, guardano la televisione mentre si connettono regolarmente a Internet. Ne risulta che il 27% degli adulti tra i 18 ed i 34 anni afferma di navigare sul Web e nello stesso tempo di guardare la televisione.

Quest’ultima osservazione è molto promettente per i siti Web. Da qualche mese, un numero sempre maggiore di inserzionisti si cimenta in una forma di “teasing” inedita, invitando esplicitamente i telespettatori/internauti a guardare il seguito di una pubblicità sul loro sito Web. È questa la base del business model di alcuni siti che avvicendano programmi TV recuperando così un forte traffico spontaneo, o anche di radio che invitano i loro ascoltatori a proseguire dei dialoghi su dei forum o delle chat. Queste nuove forme di comunicazione erano viste fino ad ora come delle “sperimentazioni” senza futuro.

I risultati dell’inchiesta Scarborough dimostrano, al contrario, che gli inserzionisti hanno tutto l’interesse a trarre beneficio dalla complementarietà dei supporti “TV e Internet” o “radio e Internet” per ottimizzare i loro investimenti in comunicazione.

Da un lato la diffusione di un messaggio in un mercato di massa, dall’altro la possibilità di allacciare rapporti diretti con i clienti: questo approccio era all’origine dei programmi di TV Interattiva, che si sono rivelati un fallimento perché non erano abbastanza interattivi, ma nemmeno corrispondevano alle abitudini di “passività” dei telespettatori.

Internet, invece, potrebbe sviluppare una certa complementarietà con la TV, poiché, per natura, si tratta di un medium attivo con il quale gli internauti hanno l’abitudine a interagire. In questa logica è possibile che gli investimenti pubblicitari online aumentino velocemente, come facenti parte integrante, per difetto, degli investimenti tradizionali delle grandi marche che rappresentano l’essenziale del mercato.

È proprio ciò che sta dimostrando negli Stati Uniti AOL/Time Warner, le cui entrate pubblicitarie hanno continuato a crescere nella prima parte del 2001, mentre quelle del suo grande concorrente Yahoo! – che non poteva appoggiarsi a nessun supporto tradizionale – sono diminuite. Questo ragionamento vale anche, seppure in minor misura, per gli altri supporti: il 20% degli internauti americani afferma di leggere meno settimanali e riviste da quando naviga in Internet; il 15% legge meno quotidiani e solo il 9% ascolta meno la radio.

L'autore

  • Redazione Apogeonline
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