Secondo un rapporto della Commissione federale del Commercio degli Stati Uniti, il rispetto della privacy su Internet è lontana dall’essere garantita.
L’FTC, che proponeva l’autoregolamentazione, riconosce l’inefficacia della proposta e chiede al Congresso di legiferare in materia.
Un numero crescente di siti Internet rispetta i principi di riservatezza dei dati raccolti sui loro visitatori, spiega in un rapporto la Commissione federale del Commercio (FTC).
Tuttavia restano ancora progressi da fare.
Solamente il 20 % dei siti molto frequentati (almeno 39 mila visitatori unici al mese) sui 335 studiati hanno applicato gli standard di rispetto della privacy raccomandati dall’organismo di controllo americano.
Nei cento siti più frequentati degli Stati Uniti, questa proporzione sale al 48 %.
Dopo aver visto questi risultati allarmanti, l’FTC ha raccomandato al Congresso l’adozione di una legge per proteggere i consumatori.
Nel 1998, il 90 % dei siti commerciali esaminati dalla FTC collezionava informazioni personali fornite dai loro visitatori, ma solamente il 14 % li avvertiva.
“Se la Commissione applaude agli sforzi del settore privato per regolare il problema della privacy online – ha rimarcato Robert Pitofsky, direttore della FTC – i risultati dell’inchiesta mostrano che questi sforzi sono insufficienti”.
L’FTC ha sempre riconosciuto la sua preferenza per l’autoregolamentazione, perché una legislazione troppo rigida frenerebbe, secondo lei, lo sviluppo di Internet.
Inoltre, aveva sostenuto che in qualche anno sarebbero apparsi dei “sigilli”, società di certificazione, che avrebbero certificato il rispetto delle norme di principio sui dati privati da parte dei siti.
Il rapporto stabilisce che meno di un decimo dei siti molto frequentati ha fatto ricorso alla pratica della “certificazione”.
“L’autoregolamentazione da sola non protegge in modo appropriato la privacy dei consumatori online – dice il rapporto – di conseguenza è necessaria una legislazione per riunire gli sforzi di autoregolamentazione e garantire le protezioni elementari ai consumatori”.
L’FTC raccomanda al legislatore di adottare regole conformi ai quattro principi che aveva elaborato nel 1998.
Secondo il principio di avvertimento, una avviso espone sul sito il tipo di informazione raccolta e l’uso che se ne farà.
Il secondo punto precisa che il consumatore può decidere se le sue informazioni personali saranno utilizzate per altri fini che non siano quelli iniziali.
Il terzo obbligo riguarda l’accesso: il consumatore deve poter verificare la veridicità delle informazioni raccolte sul suo conto.
L’ultimo principio raccomandato dalla FTC insiste sulla sicurezza.
I siti sono tenuti a prendere “misure ragionevoli” per assicurare l’integrità e la sicurezza di questi dati.
Il rapporto della FTC ha subito un attacco in piena regola dai sui detrattori, ancora prima della sua pubblicazione.
“È un primo passo sulla china scivolosa della regolamentazione di Internet da parte del governo” ha dichiarato in un comunicato Harris Miller, presidente dell’Associazione americana della tecnologia e dell’informazione (ITAA).
Miller ha stimato che la regolamentazione della FTC è “completamente inutile” e che utility informatiche dovrebbero permettere agli utenti di proteggere i loro dati personali.
“La sola cosa all’orizzonte che possa frenare la crescita del commercio online – ha dichiarato Jerry Cerasale, responsabile dell’Associazione del direct marketing (DMA) – è l’intervento mal concepito del governo”.
Per approfondire il rapporto della FTC, andate all’indirizzo http://www.ftc.gov/opa/2000/05/privacy2k.htm