L’internet mobile italiana è tra le più care in Europa. In particolare, le nostre sono le offerte più care per una categoria di utenti: coloro che fanno (o vorrebbero fare) molto traffico dati. Questa che è da tempo una sensazione diffusa adesso viene confermata per la prima volta da uno studio di SosTariffe, su tutte le tariffe internet mobile dei 17 principali Paesi europei. Leggerlo fa venire la voglia di varcar la frontiera e attivare in fretta e furia una sim: perché all’estero ci sono sì le vere flat internet mobile, a partire da 10 euro al mese tutto compreso.
Questa constatazione arriva proprio nei giorni del tam tam per il grande upgrade annunciato della banda larga Hspa. Tim ha portato a 14.4 Mbps tutta la propria rete Umts/Hspa. Vodafone l’ha fatto su gran parte della rete, pari al 65% della popolazione. Wind lo farà da quest’estate, mentre 3 Italia andrà direttamente ai 21 Mbps entro fine anno (già li offre in alcune zone; in teoria, visto che le chiavette compatibili con quelle velocità sono ancora rare e solo ora entrano nei nostri negozi quelle a 14.4 Mbps). I problemi? Due, essenzialmente: le reali velocità raggiungibili e i prezzi.
I prezzi
Quanto ai prezzi, lo studio di SosTariffe ci dice che «all’apparenza in Italia ci sono canoni allineati con la media europea, ma il costo reale è superiore. Per vari motivi», spiega Alessandro Bruzzi, autore dello studio. «Primo, da noi non ci sono vere flat. Secondo, l’ammontare di traffico incluso nelle tariffe presenti sul mercato, a parità di prezzo, è molto inferiore alla media europea. Terzo, vengono imposte ulteriori condizioni restrittive per limitare il traffico peer to peer e VoIP. Quarto: da noi c’è una clausola sconosciuta agli altri Paesi europei, lo scatto ogni 15 minuti», continua. Questo scatto non ha un motivo d’essere, né tecnico né dal punto di vista dei costi degli operatori: è un’invenzione che serve solo ad aumentare quelli in capo all’utente, che così spende più di quanto in effetti consuma. Non hanno lo scatto solo le tariffe a volume (poco apprezzate però dall’utente medio non aziendale) e alcune tariffe orarie di 3 Italia, che anche per questo motivo viene indicato da SosTariffe come l’operatore mobile più economico in Italia, per internet mobile.
Lo scatto probabilmente sarà eliminato nei prossimi mesi, su pressioni dell’Autorità garante delle comunicazioni e del Garante per la sorveglianza dei prezzi. Entrambe le parti, infatti – dicono ad Apogeonline – hanno già puntato il dito contro questo scatto. Nel frattempo, un’occhiata all’estero: in Finlandia e Austria le flat illimitate costano 10 euro al mese; 17 euro al mese in Germania e Spagna. Più care, ce ne sono anche in Danimarca (con 3), Francia, Norvegia, Svizzera, Portogallo. Nel Regno Unito e Irlanda non ci sono flat, ma si arriva a 15 GB (a 15,8 e 19,99 euro rispettivamente, contro i 19 euro per 5 GB in Italia).
«Gli operatori italiani sono riusciti a imporre tariffe orarie a loro molto comode: non danneggiano il business principale, telefonate e sms, perché non sono indicate per servizi VoIP o instant messaging», commenta Stefano Quintarelli, noto esperto di reti e telecomunicazioni. Uno dei motivi potrebbe essere che in Italia la concorrenza non è così sviluppata, nella telefonia mobile. L’ha dichiarato Soru (Tiscali) in una recente intervista. L’aveva rilevato tempo fa l’Antitrust. Non è un caso e non è senza conseguenze che in Italia gli operatori mobili virtuali siano arrivati più tardi che nel resto d’Europa, quando ormai i giochi erano fatti. Ma a parte questo, c’è comunque un problema tecnico, che potrebbe spiegare entrambi i problemi, prezzi e velocità: la banda nell’etere delle frequenze non è sufficiente, in Italia. Il che obbliga gli operatori a lesinare la banda, con tariffe ben poco flat. E ha ripercussioni sulla velocità in effetti raggiungibile dagli utenti.
Le velocità
«Un’altra caratteristica che c’è all’estero e non in Italia sono le tariffe che vanno a scaglioni di velocità a seconda del traffico fatto dall’utente», nota Bruzzi. Più l’utente scarica, più lento va. «In Italia non sarebbero plausibili, perché gli operatori non possono garantire affatto la velocità», continua. I test dicono che in media la velocità reale è un quinto dei 7 Mbps promessi. Sono due i colli di bottiglia della rete mobile. Il backhauling (collegamento dalle torri cellulari al resto della rete) e lo spettro nella cella. Al momento solo una minoranza di torri è collegata in fibra (circa mille su 13 mila, per i principali operatori). Nel caso delle centrali telefoniche il rapporto è inverso, invece: solo una minoranza non ha la fibra (e vi sarà portata con fondi pubblici).
Già questo la dice lunga su ogni possibile confronto tra la banda larga mobile e quella fissa. Fare il backhauling è costoso, ma dipende solo dalle forze degli operatori, che quindi si stanno affrettando a potenziarlo. Telecom potenzierà i collegamenti in rame laddove non c’è la fibra e nel 2010 utilizzerà, per la prima volta, anche Adsl/Vdsl affasciate per il backhauling. Vodafone porterà più fibra o userà ponti radio a 150 Mbps. Certo è molto più facile passare da 7 a 14 Mbps nell’accesso: è in realtà un’operazione molto semplice, quasi di facciata. «Eseguiamo l’upgrade del firmware di tutte le stazioni radio base a livello Rnc (Radio network controller) e nelle centrali a livello di rete d’accesso», dicono da Telecom Italia.
Numero di celle
All’opposto, è difficile aumentare la banda nelle celle, perché non dipende (o dipende solo in parte) dagli operatori. La banda è direttamente proporzionale alla quantità di frequenze disponibili, assegnate dallo Stato. E queste, per internet mobile, tendono già alla saturazione, come notava il rapporto Caio, a fronte della crescita degli utenti e delle velocità di picco. La soluzione in teoria sarebbe fare celle più piccole e numerose, così la stessa banda verrebbe suddivisa per un minor numero di utenti. Altro problema: in Italia abbiamo i limiti alle emissioni più rigidi d’Europa, il che ostacola la creazione di ulteriori stazioni radio base e la possibilità di attivare altre portanti su quelle esistenti.
In ogni caso, pesano scelte politiche sul futuro della banda larga mobile italiana. Una miniera di frequenze sarebbe in arrivo dal dividendo digitale, e tutto il mondo infatti si sta preparando ad assegnarle (anche e soprattutto) alle tlc. Tutto il mondo eccetto l’Italia: dove andranno alle tivù, salvo sorprese. Già adesso ci sono circa 10 milioni di utenti banda larga mobile in Italia (stima School of Management-Politecnico di Milano); nel 2008 erano 4 milioni (dice Agcom). Il boom continuerà, prevedono tutti. Sempre che prima non inciampi nella saturazione dello spettro.
Paese | Costo/mese (€) |
Costo a GB incluso |
Finlandia | 19,84 | Piano Flat |
Germania | 30,18 | Piano Flat |
Olanda | 32,89 | Piano Flat |
Norvegia | 33,75 | Piano Flat |
Svizzera | 33,90 | Piano Flat |
Portogallo | 35,07 | Piano Flat |
Francia | 36,27 | Piano Flat |
Spagna | 50,65 | Piano Flat |
Austria | 12,12 | 1,27 |
Irlanda | 19,99 | 1,61 |
Lussemburgo | 20,16 | 2,16 |
Regno Unito | 25,19 | 2,45 |
Svezia | 9,25 | 2,75 |
Danimarca | 23,74 | 3,52 |
Grecia | 28,29 | 4,32 |
Italia | 30,95 | 5,77 |
Classifica dei Paesi per tariffe internet mobile con ampio traffico (oltre 4 GB/300 ore) o flat. Fonte: SosTariffe.