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Internet, giustizia e cittadini

01 Giugno 1999

Internet, giustizia e cittadini

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Il Web può migliorare il rapporto tra la giustizia e il cittadino. Ad esserne convinto è Geoff Hoon, ministro della Giustizia inglese.

In rete, all’indirizzo http://www.open.gov.uk/lcd/consult/itstrat/civindex.htm, è possibile leggere per esteso il progetto del ministro della Giustizia inglese intitolato “Civil justice: Resolving and Avoidong disputes in the information Age”, tendente ad utilizzare la tecnologia informatica per migliorare il corso della giustizia. Francesco Brugaletta e Francesco Maria Landolfi, rispettivamente magistrato del TAR di Catania e redattore del settore giuridico di Edizioni Simone, hanno tradotto in italiano i passi principali del progetto per conto del quadrimestrale Diritto & Diritti.

Il primo obiettivo da conseguire è, per il ministro britannico, la creazione di una Intranet governativa che agevoli la comunicazione elettronica tra tutti i dipartimenti, in modo quindi da creare un collegamento costante tra dipartimenti centrali, dipartimenti periferici e semplici cittadini.

Inoltre Geoff Hoon acutamente osserva che le nuove forme di unione tra le persone, la maggiore diffusione della ricchezza e l’evoluzione dei fattori economici, politici e sociali, porteranno ad un progressivo aumento delle controversie legali, ragion per cui diviene importante creare dei meccanismi tali da fornire un accesso tempestivo ed immediato alle informazioni sulla legge e sul diritto e al tempo stesso in grado di agevolare l’accesso alla giustizia, realizzando in tal modo processi più semplici e veloci, che consentano anche una significativa riduzione dei costi.

A questo proposito il guardasigilli inglese arriva a ipotizzare l’utilizzo delle tecnologie multimediali anche nei processi, ad esempio sviluppando il ricorso alle videoconferenze, alle discussioni online e alle conferenze telefoniche.

L’Information Technology potrebbe essere utilizzata anche per creare sistemi informativi legali che permettano agli avvocati di offrire consulenze a prezzi più bassi rispetto agli standard odierni e al tempo stesso cercare di risolvere sul nascere le controversie evitando, per quanto possibile, il ricorso al giudizio che richiede tempi spesso eccessivamente lunghi. Se poi riportiamo queste considerazioni alla realtà della giustizia italiana si capisce ancor più la portata innovativa del progetto.

Nel campo dei processi online gli Stati Uniti sono stati i precursori, mettendo su, già nel 1996, una corte specializzata per il cyberspazio in grado di instaurare una procedura globalmente online accessibile a tutti dal punto di vista economico ed estremamente veloce.

Il progetto del ministro può dirsi per molti versi rivoluzionario, ma è inevitabile che questo porti a sollevare dei dubbi, non tanto sulle possibilità che venga attuato, quanto piuttosto sui tempi necessari.

Di queste difficoltà è consapevole lo stesso autore del progetto, il quale dichiara: “I maggiori programmi di I.T. richiedono investimenti di denaro e risorse, sforzi manageriali, tempo e lo sviluppo di una cultura in grado di accogliere ed essere comprensiva nei confronti del cambiamento. Bisognerà, quindi, non lasciarsi andare ad un eccessivo ottimismo e sostenere per un certo tempo contemporaneamente sia i mezzi dell’Information Technology, sia quelli manuali e tradizionali”.

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