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Internet e Accessibilità, nonni e nipoti: i paradossi

02 Settembre 2004

Internet e Accessibilità, nonni e nipoti: i paradossi

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Chi potrebbe trarre i maggiori vantaggi dalla Rete sempre più spesso si trova costretto ad affrontare mille peripezie per adeguarsi a uno strumento sconosciuto e non sempre amichevole

Li chiamano “hihidomori”, e sono i giovani nipponici che si rinchiudono in casa e vivono la propria vita più virtualmente che realmente. Sono quei ragazzi che raramente uscirebbero di casa, e trascorrono le giornate navigando in Internet, chattando, conoscendo gente online e vivendo completamente nella dimensione della Rete.

Non bisogna andare fino in Giappone per trovare ragazzi e ragazze che preferiscono la dimensione virtuale alla realtà. Chiunque si sia avvicinato a Internet e ne sia stato affascinato, ha trascorso alcuni periodi, più o meno lunghi, completamente immerso nella Rete, trascurando magari alcuni aspetti della vita reale. Del resto, la dipendenza dalla Rete è una patologia compulsiva riconosciuta già negli anni ’80 e studiata analizzando i comportamenti di alcuni utenti di Usenet.

I giovani a volte amano talmente le tecnologie e ne sono talmente attratti, da vivere sperimentando già le tecnologie di domani, entusiasmati dall’evoluzione, sempre estremamente rapida.

Antitetici e opposti, invece, gli anziani, coloro che non avevano potuto scegliere tra una dimensione virtuale e una reale, e che sempre più spesso, oggi, nuovamente, non hanno scelta e sono costretti, più o meno lentamente, ad adeguarsi a questa nuova (e inaspettata) dimensione virtuale. Chi avrebbe immaginato 20 o 30 anni fa i profondi cambiamenti sociali e tecnologici di oggi?

I servizi sempre più avanzati e numerosi che Internet offre ai cittadini anziani aumentano sia numericamente quanto qualitativamente, molte agenzie fisiche chiudono e trasferiscono sempre più potenzialità sulla Rete: l’e-government procede a rapido passo, l’e-health e i servizi sanitari online possono rivelarsi utili strumenti per garantire efficienza e qualità dei servizi, l’e-banking può essere un’alternativa comoda per coloro che hanno problemi di mobilità e faticano ad arrivare agli sportelli bancari, l’e-commerce è una risorsa estremamente utile per semplificare la vita domestica quotidiana e i siti di informazione possono permettere un aggiornamento personalizzato e continuo…

Ma l’anziano, appunto, delle tecnologie ha paura, non sa che farsene perché non ne conosce le potenzialità. Non capisce come utilizzare uno strumento arrivato all’improvviso e imposto dalla società in tempi assolutamente fulminei perché lo strumento stesso non è in grado da solo di venire incontro alle esigenze ed ai timori delle persone che non hanno famigliarità con le tecnologie.

A coloro a cui è capitato di insegnare i rudimenti del computer a una persona con scarsa famigliarità con le nuove tecnologie, non saranno sfuggite una serie di reazioni e osservazioni tipiche: dal commento dei caratteri troppo piccoli, quelli sulla scarsa leggibilità dei colori e delle font; critiche sulla difficoltà di leggere perché “si perde il segno con facilità”, e poi ci sono gli spaventi quando il computer propone con disinvoltura delle finestre di alert che immancabilmente creano panico nei neofiti di una certa età.

Dove sta il paradosso?

Il paradosso sta nel fatto che coloro che realizzano il Web hanno la possibilità di scegliere se vivere in Rete o meno, mentre chi potrebbe trarre i maggiori vantaggi, sempre più spesso si trova costretto ad affrontare mille peripezie per adeguarsi ad uno strumento sconosciuto e non sempre amichevole.

Il Web lo progettano e realizzano i giovani, i quali spesso vivono la maggior parte del loro tempo online per passione ma che non sempre hanno le esigenze e gli stimoli – e a volte la sensibilità adatta – per ricordarsi che i potenziali utenti del sito potrebbero anche essere digiuni da tecnologie e ignorare cosa sia un plug-in. Gli anziani, invece, si trovano sempre più spesso costretti ad adeguarsi ad un mondo sempre più tecnologico e sempre più distante dal mondo che hanno conosciuto e vissuto.

Mentre i giovani potrebbero realizzare il proprio futuro – tutti noi, ci si augura, diventeremo anziani e potremmo avere problemi di vista o perdere la precisione nei movimenti -, gli anziani non hanno voce né la consapevolezza delle proprie esigenze. In fondo, le esigenze che gli anziani esprimono quando approcciano il Web, sono semplici buone norme di Accessibilità, ma forse, gli anziani neppure sanno che la soluzione per avere dei siti almeno più amichevoli, sta nel chiedere che i siti siano accessibili.

Chiedere che il testo sia leggibile, ben contrastato, ben strutturato, che l’architettura delle informazioni sia ben progettata e intuitiva, che non ci sia bisogno di tempi di caricamento lunghi e non appaiano “strane” finestre di dialogo con richieste di “misteriosi” plug-in significa realizzare un progetto online accessibile, o che almeno tenda in quella direzione.

Da un lato chi progetta il Web è anche chi sceglie di viverlo e ne è appassionato e incantato per le sempre più innumerevoli potenzialità, ma chi si trova sprovveduto e sempre più spesso nella necessità urgente, a volte senza possibilità di scelta, di utilizzare le tecnologie non riesce ad usarle perché “troppo ricche” di tecnologie e poco a dimensione d’uomo.

Serve dialogo? No, potrebbe bastare l’Accessibilità, se tutti gli attori coinvolti nei processi esecutivi e progettuali dei nuovi prodotti multimediali guardassero più alla realtà, al contesto sociale e ai reali destinatari dei propri progetti e meno agli effetti tecnologici mirabolanti. Basterebbe guardare più alla realtà ed al mondo che ci circonda che agli scenari futuristici delle tecnologie, dato che gli utilizzatori delle tecnologie sono le persone reali e non sempre tecnologicamente avanzate.

Del resto, non dimentichiamolo, tra qualche decennio, gli anziani saremo noi.

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