“Trascorro online molte ore al giorno. Ma poiché mi guadagno da vivere scrivendo libri e articoli su Internet, è difficile poter definire patologica tale mia passione. Da bambino, i dodicenni ‘normali’ giocavano a pallacanestro. Io mi inguattavo in biblioteca a divorare libri. È da allora che sono ‘addicted’ alla lettura.”
Così Howard Rheingold in chiusura del suo commento apparso recentemente sulla versione Web di The Atlantic Monthly, quotata rivista cultural-letteraria della East Coast statunitense. Affrontando il ricorrente tema dell’Internet addiction, l’autore di “Comunità Virtuali” parte ricordando le stime presentate dal Dr. David Greenfield al convegno dell’American Psychological Association del mese scorso: sarebbero 11 milioni le persone al mondo affette da tale forma di dipendenza. Rheingold si dilunga poi nello specifico sulle modalità di raccolta di tali dati, e di quelli relativi a precedenti sondaggi, sottolineandone la generalizzata approssimazione nonché l’esagerata attenzione riservata loro dai mass-media. Il tutto corredato da un’abbondante serie di articolate opinioni e commenti (inclusivi degli essenziali link ai testi originali) ottenuti da altri psichiatri ed esperti, alcuni dei quali gestiscono “cliniche online” ed hanno a loro volta sostenuto posizioni meno drastiche.
Uno di questi, il Dr. Goldberg nel 1997 si occupò della questione con un gruppo di supporto online, e in un’intervista apparsa sul mensile The New Yorker, disse tra l’altro: “voler medicalizzare ogni comportamento inserendolo nella nomenclatura psichiatrica è un atteggiamento ridicolo. Se si espande il concetto di ‘addiction’ per includere qualunque eccesso, alla bisognerebbe parlare di coloro che sono dipendenti dai libri, dal jogging, o alle altre persone.”
Senza affrettare alcuna conclusione sui lettori, come suo solito, Rheingold vuole quindi offrire un approccio più bilanciato alla tematica, citando infine altri studi che “coprivano l’intero spetto della vicenda, dalle ‘bufale’ iniziali alla concreta possibilità che alcune persone potessero utilizzare Internet per far del male a se stesse e agli altri. Quanti hanno subito danni dall’eccessivo uso di Internet hanno bisogno di aiuto, ed occorre far sì che le ricerche siano portate avanti con molta attenzione.”