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Internet 2: chimera o realtà?

24 Luglio 2001

Internet 2: chimera o realtà?

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Di "Internet 2" se ne parla ormai da un lustro. Con la sensazione, a volte, di trovarsi davanti a una nuova Araba Fenice. Adesso però siamo a una svolta

Un’enorme autostrada informatica, mille volte più veloce di una rete Isdn, nella quale trasmettere video e gigaflop di informazioni in una manciata di secondi e grazie alla telepresenza, rendere possibile uno dei sogni dell’Uomo: l’ubiquità. Di “Internet 2”, la super-rete a fibre ottiche che sostituirà l’attuale e un po’obsoleto network digitale, se ne parla ormai da un lustro. Con la sensazione, a volte, di trovarsi davanti a una nuova Araba Fenice. Le sperimentazioni, infatti, non solo riguardano un nucleo ristretto di laboratori di ricerca, ma sono proseguite lentamente recependo di volta in volta le novità tecnologiche che quasi ogni anno scuotono l’universo informatico.

Così, non solo le fibre ottiche hanno subito un’evoluzione, ma anche i protocolli di trasmissione si sono modificati costringendo gli scienziati a riconsiderare i progetti. Adesso però siamo a una svolta. I due consorzi principali (americano ed europeo) che seguono il progetto “Internet 2”, sono finalmente entrati nella fase di realizzazione ed entro il 2002 si spera di poter contare su un network mondiale a larga banda utilizzabile per scopi di ricerca. Non vanno poi dimenticate le singole sperimentazione (spesso realizzate in sinergia con i consorzi), come Metrocore la prima rete fotonica in via di allestimento a Pisa. Ma vediamo con ordine.

Negli Stati Uniti il consorzio della Internet 2 si chiama “Next Generation”. Vi partecipano 192 università e centri di ricerca e oltre ai finanziamenti federali (circa 70 milioni di dollari all’anno) può contare sulla partnership di società del calibro di Intel, Nortel e Cisco. La Rete, già attiva in alcuni centri di ricerca, è 1.000 volte più veloce di un collegamento Isdn.

Un esempio: con la nuova rete per trasmettere il contenuto di un Dvd (circa 4.5 gigabyte di dati), si impiegano circa dieci minuti, contro gli otto giorni di connessione ininterrotta indispensabili con un normale collegamento. La nuova ragnatela, ribattezzata “Abilene”, si snoda attraverso migliaia di chilometri di cavi in fibra ottica che collegano vari centri di smistamento regionali, (ribattezzati Gigapop), a cui fanno capo i singoli aderenti al consorzio. Ma la fibra ottica da sola non basta a garantire velocità e soprattutto stabilità. Così gli scienziati americani hanno elaborato un nuovo protocollo di trasmissione chiamato “Ipv6”. Il sistema è in grado di separare i pacchetti di dati in base al tipo di applicazione. È la metafora della corsia preferenziale. Immagini e suoni, per esempio, viaggiano autonomamente rispetto ai messaggi di posta elettronica e dunque non subiscono rallentamenti.

E l’Europa? Cerca di combattere alla pari con gli americani l’insidiosa e strategica battaglia della “banda larga”. La Commissione Europea e l’IST-C (Internet Society Technology Committee) hanno varato, nella riunione del 21 giugno scorso “Geant”, un ampliamento di due progetti elaborati precedentemente da “Dante”, l’organismo che raggruppa le reti di ricerca accademiche europee di 16 paesi europei, Italia compresa. Con un finanziamento di 80 milioni di euro, si prevede di realizzare entro due anni un network capace di sviluppare una potenza di 640 miliardi di bit al secondo.

In Italia, il Garr (Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti di Ricerca) ha lanciato nel febbraio ’98 il progetto GARR-B, per portare la rete accademica italiana di 155 Mbps.
A Pisa, infine, è appena partito il progetto Metrocore (Metropolitan Core Optical Ring Experiment). Vi partecipano tra gli altri Cnr, Scuola San’Anna e Marconi Communication. L’obiettivo è quello di far diventare “Internet 2” una realtà cittadina. Insomma fibra ottica e velocità fotonica (640 gigabit al secondo) a disposizione di tutti. La Rete (a Pisa dovrebbe essere ultimata nell’arco di due tre anni) sarà interconnessa con i network dell’Unione Europea e del Garr.

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