Per la prima volta, la presenza di un cavallo di Troia nel computer di un internauta ha permesso di scagionarlo dalle accuse di aver conservato sul proprio hard-disk 14 immagini dal contenuto pedopornografico.
Il 24 aprile scorso, infatti, i giudici britannici del Comune di Reading hanno rilasciato Richard Schofield, un ingegnere delle telecomunicazioni che lavorava per il Ministero della Difesa e che, in seguito alla denuncia, era stato additato da tutti i media come pedofilo e aveva perso il lavoro.
Davanti ai magistrati di Reading, gli avvocati difensori dell’imputato – che si è sempre proclamato innocente – hanno dimostrato che nel computer del loro cliente si era installato un cavallo di Troia, poco prima della registrazione delle immagini contestate.
Il cavallo di Troia (trojan horse) è un programma in grado di infiltrarsi nel computer dell’utente, in genere al momento dell’installazione di un software gratuito o dell’apertura di certi file allegati ad un messaggio di posta elettronica. Una volta installato, permette al suo creatore di introdursi nel computer infettato.
I consulenti informatici incaricati dalla difesa di Schofield hanno riscontrato che la prossimità della data di installazione del programma informatico e quella della registrazione delle immagini pedopornografiche sull’hard-disk del computer non poteva essere casuale ma, al contrario, c’era una correlazione diretta tra i due avvenimenti.
Perciò, secondo i periti, la registrazione del materiale illecito è stata effettuata non dall’accusato, ma da ignoti che hanno utilizzato la porta informatica aperta con l’installazione del cavallo di Troia.