La crescita esponenziale, il successo delle Stories, il fatto che il vino, l’uva, la vite siano oggetti e prodotti molto belli da fotografare e guardare. Tutti fattori che contribuiscono a indentificare in Instagram la piattaforma preferenziale o preferita da influencer e comunicatori del vino.
Sarà vero che il vino funziona bene su Instagram?
Come sempre, dipende.
È vero che Instagram, indubbiamente, funziona per la promozione sui social. È vero che le Stories generano solitamente un ottimo engagement.
È altrettanto vero però che gli ultimi giri di vite hanno reso molto lenta e complicata la crescita dei follower, così come il successo dei post organici, ossia non sponsorizzati.
Ma soprattutto è vero che se non si hanno a disposizione del materiale fotografico eccellente e una chiara strategia di comunicazione, qualunque account è destinato a fallire. Instagram è la costruzione di un’estetica; i volantini sgranati, le foto sfocate, le inquadrature precarie e gli orizzonti storti non devono trovare posto. Al limite possono essere destinati alle Stories, che per la loro natura effimera assolvono a una funzione di comunicazione immediata, senza sporcare il feed.
Sistemata la questione delle foto – belle, curate, senza difetti – serve un taglio editoriale. Qualcosa che faccia riconoscere immediatamente il marchio, quasi senza guardare il nome account.
Nel libro Social Media Wine identifico alcuni account del mondo del vino che stanno lavorando molto bene su Instagram. Yellow Tail (@yellowtailau e @yellowtailuk) e Mirabeau (@mirabeauwine), ad esempio, lavorano sulla palette di colore, dando subito un’idea di coerenza.
Lo stile di @yellowtailau è caratteristico e lo rende subito riconoscibile.
Villa Sandi (@villasandi) produttore di Prosecco, ha scelto di pubblicare foto legate da un fil rouge a tre per tre, così da restituire un’estetica gradevole e sensata anche per chi sceglie di visualizzare Instagram in modalità griglia.
L’Astemia Pentita (@astemiapentita), produttore langarolo, fotografa la bottiglia e gli ingredienti del piatto che meglio si abbina a quel vino non cucinati ma separati, creando still life che sembrano quadri. Seguendo un po’ la filosofia del maestro di questo tipo di account, @kitchensuspension. Non parla di vino, ma l’estetica che ha creato è immediatamente riconoscibile e davvero bella da vedere.
L’influencer Emanuele Trono, creatore di @enoblogger, account da quasi 90 mila follower, nel libro chiarisce alcuni punti per creare un buon account su Instagram, tra i quali:
- Impostare una strategia chiara ma flessibile, che cambi insieme ai (frequenti) cambi di algoritmo.
- Evitare di postare nel feed se, quel giorno, non si ha una foto impeccabile: meno è meglio.
- Infine, controllare sempre con attenzione i dati di traffico, per capire se la direzione intrapresa è quella giusta.
Ricapitolando: sì a Instagram se avete (o potete scattare) foto eccellenti; un’idea chiara di cosa volete dire e come; una persona che curi l’account costantemente. Altrimenti fate come la Master of Wine, critica internazionale e scrittrice Jancis Robinson che, intervistata nel libro, afferma di continuare a preferire Twitter perché la parola scritta, e non l’immagine, è più nelle sue corde. Quindi, essere su Instagram perché ci sono tutti non è la chiave per il successo; anzi.
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