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Innovazione, cultura e libertà a rischio… con la scusa di voler regolamentare Internet

18 Maggio 2004

Innovazione, cultura e libertà a rischio… con la scusa di voler regolamentare Internet

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Manifestazione contro il decreto Urbani (oggi 18/5, Roma, piazza Madama) e pericoloso ritorno al PE dei brevetti software, mentre Quinto Stato invita gli utenti a "scrivere l'agenda politica."

Non c’è limite alle follie legislative in tema di internet. Stavolta tocca in particolare al giro italiano (ed europeo), con una serie di provvedimenti concomitanti dalle conseguenza a largo raggio decisamente pericolose e dannose per tutti, non soltanto per il mondo informatico. Dall’ormai famigerato decreto Urbani “contro la pirateria” alla riproposizione delle norme sui brevetti al Parlamento Europeo ad una nuova ‘leggina’ che prevede 1500 euro di multa per chi non deposita copia cartacea dei contenuti di siti pubblici presso le biblioteche centrali di Firenze e Roma. Cosa serve ancora per convincere tutti dell’urgente necessità di mobilitazioni a tappeto, online e (soprattutto) offline?

Com’è noto, il decreto Urbani rende penalmente perseguibili, con diversi anni di carcere, gli utenti che scarichino online contenuti protetti dal diritto d’autore anche a uso personale. Nato male, senza una concertazione tra le parti, il decreto ha provocato ragionate proteste, firme di opposizione e finanche precisi emendamenti. Mentre simili iniziative lasciavano ben sperare quantomeno per una concreta revisione, oggi si riaffaccia invece la possibile, rapida approvazione nell’aula del senato. Come ha spiegato bene il senatore Verde Fiorello Cortiana: “Se passerà martedì 18 maggio, al Senato, il decreto Urbani contro la pirateria, avremo ottenuto tre effetti: una criminalizzazione di massa degli utenti che condividono contenuti, film e musica, che rischieranno sanzioni fino a 4 anni di reclusione e una multa fino a 15.493 euro, il blocco del sistema delle comunicazioni digitali, con l’introduzione di un bollino SIAE per tutto ciò che viene trasmesso in rete, l’aumento spropositato dei costi dell’hardware, con tasse che per un hard disk da 120 GB possono arrivare a 40 euro.”

Dopo aver presentato centinaia di emendamenti della rete per fermare il decreto, è chiaramente giunta l’ora di dare un segnale forte e concreto. Da qui l’annuncio della manifestazione nazionale prevista a Roma per oggi, Martedì 18 Maggio alle 9.30, presso il Senato della Repubblica in Piazza Madama.

Per quanto concerne la situazione della brevettabilità di invenzioni che includono l’uso di sistemi informatici, sempre oggi il consiglio dei Ministri europei è chiamato a esaminare una proposta della Presidenza irlandese che rigetta tutti gli emendamenti introdotti mesi addietro a limitare tale brevettabilità. Quel che è peggio, spiega tra le altre fonti Punto Informatico, viene reintrodotto “un linguaggio vago, e la possibilità di brevettabilità diretta di programmi per elaboratori, strutture dati e descrizioni di processi aggiunti”. Motivo per cui l’eurodeputato radicale Marco Cappato chiede, in una lettera aperta al ministro Stanca, al Governo italiano di confermare quanto espresso a settembre e “di assicurare che il software puro sia escluso, come previsto dalla Convenzione europea sui brevetti, dal campo della brevettabilità”.

In questo caso le iniziative di mobilitazione vengono coordinate particolarmente dall’Associazione Software Libero e dalla Foundation for a Free Information Infrastructure (FFII).

Sull’altra follia del deposito obbligatorio per siti e newsletter, per ora basti segnalare la notizia dei giorni scorsi: la Gazzetta Ufficiale il 27 aprile ha pubblicato il testo della legge 106/2004 dove si esplicita l’obbligo di deposito presso le biblioteche di Firenze o Roma di tutti “i documenti destinati all’uso pubblico e fruibili mediante la lettura, l’ascolto e la visione, qualunque sia il loro processo tecnico di produzione, di edizione o di diffusione”. Sembrano esservi così inclusi anche siti web, newsletter e mailing list che diffondono informazioni al pubblico — con multa di 1500 euro al pezzo per chi non si adegua. Senza contare le altre modalità di diffusione dei contenuti internet-based, tipo peer-to-peer e streaming audio-video Immediate le proteste dell’Unione Consumatori che in un comunicato rileva la pericolosità e l’inapplicabilità di simili normative. Resta da vedere cosa accadrà effettivamente su questo fronte.

Last but not least, va rilanciata l’iniziativa avviata nei giorni scorsi da Quinto Stato proprio sulla base di queste recenti mobilitazioni apertesi su vari fronti del digitale italiano. Una proposta bottom-up per dare consistenza e spessore ai milioni di utenti internet, per stimolare il cyber-attivismo su leggi che colpiscono direttamente le libertà digitali e sullo sviluppo della rete. Si tratta in pratica di un invito aperto a tutti a “scrivere l’agenda politica” del prossimo futuro. Questo uno stralcio del testo stilato dalla redazione:

Quelli appena trascorsi sono stati mesi intensi e ricchi di significato: ci hanno fatto capire che quello che viene chiamato “il popolo della rete” non si limita ad avere opinioni sulle potenzialità della rete e su come vadano governate, ma le esprime ad alta voce ed esige di essere ascoltato. Ha anche idee precise sulle azioni da condurre per difendere la libertà e la privacy di ognuno.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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