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Info-tech, educazione e Internet in USA

16 Luglio 1999

Info-tech, educazione e Internet in USA

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Aperto il dibattito (e la pratica) sull’accettazione di iscrizioni al college via Internet. In risposta a varie critiche per un maggiore adeguamento tecnologico degli istituti scolastici, inclusi molti genitori che …

Aperto il dibattito (e la pratica) sull’accettazione di iscrizioni al college via Internet. In risposta a varie critiche per un maggiore adeguamento tecnologico degli istituti scolastici, inclusi molti genitori che da tempo hanno preferito il PC alla macchina da scrivere, crescono le possibilità di iscriversi direttamente online, sia in California che alla University of Virginia.

Altre scuole hanno però decisamente respinto tale possibilità, citando sia i molti errori riscontrati per via dell’estrema facilità dell’invio sia le dimenticanze nel far seguire gli indispensabili documenti cartacei da spedire tramite posta ordinaria (diplomi, attestati, lettere di presentazione, etc.). Infine c’è anche chi protesta per il fatto che affidarsi soltanto all’opzione elettronica finirebbe con l’escludere dall’iscrizione al college i non pochi che ancora non possono permettersi computer e accesso a Internet.

Nel frattempo, Clinton lancia un nuovo megaprogetto mirato alle scuole medie. Quanto prima la Academy of Information Technology organizzerà, soprattutto nelle grandi aree urbane, una serie di programmi specifici per quegli studenti che vogliano intraprendere la carriere nell’ambito dell’info-tech. Sostenuto da fondi privati (per ora, otto milioni di dollari) e creato inizialmente da Lucent Technologies e Citigroup, l’iniziativa vuole essere una prima corposa risposta al crescente fabbisogno di “knowledge worker” paventato dall’industria. Più complessivamente, nei piani delle autorità statunitensi, occorre spingere gli investimenti privati nelle aree tradizionalmente povere e incrementare l’educazione informatica in ogni istituto scolastico.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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