Per i non milanesi: venerdì, sabato e domenica la capitale morale è stata teatro di BookCity, manifestazione dedicata ai libri diversa dal solito, sparpagliata in mille luoghi della città:
Un appuntamento per tutti. Centinaia di eventi, tra incontri con gli autori, presentazioni di libri, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari.
Intento lodevole. Riuscito? Non lo so. Ho visto alcuni eventi e il programma ne includeva molte decine. Era cronologicamente e geograficamente impossibile essere ovunque. Il giudizio sulla carta è fatto di grandi nomi (qui si confessa un debole letterario per @SBartezzaghi, per dirne solo uno) associati a nomi minori ma degni di nota, gli uni e gli altri da filtrare attraverso una melassa greve di raccomandati e sponsorizzati che di libro conoscono solo quello contabile.
Giudizio per quel poco visto e partecipato: bell’esperimento e un bel cammino di crescita davanti se si avrà il coraggio di continuare nei prossimi anni.
Osservazione sistemica: stabilito che esiste attenzione tanto in alto, dove si decide e si investe, quanto in basso dove si vuole leggere conoscere e scoprire, in mezzo – l’esecuzione – ristagna una incultura indegna della festa.
Uno a caso: l’incontro con Aldo Busi al Palazzo della Triennale. Nel mondo civilizzato si allestisce una serpentina all’ingresso e il pubblico che interviene si dispone in fila ordinata e serena, se non per buona educazione almeno per la serpentina. Alla Triennale invece piantano una dipendente davanti all’entrata della sala e la gente è lasciata ad accalcarsi.
L’incontro inizia alle 17 e fino a un minuto prima viene negato l’ingresso. Anziani ad aspettare anche quaranta minuti, in piedi, per nulla. Dovranno preparare l’ambiente, si pensa. In realtà il palco è vuoto tranne che per un leggìo e un tavolino per due bottigliette d’acqua; la sala è nuda, neanche il banchetto con i libri dell’autore. Qualche entusiasta desidera l’autografo? Doveva avere comprato prima. Altrimenti rifà le scale, esce, compra, rientra (altre scale, signora), sperando che l’autore sia ancora dell’idea. Personale giovane, dinamico, cortese e sempre sorridente, totalmente ineducato (non come insulto, bensì come impreparato al proprio compito).
L’autore è intervenuto, soi-disant, gratis e il pubblico anche. Gli unici a non sapersi comportare erano quelli pagati per farlo. E forse questo è un problema maggiore dell’ebook, dei modelli di business, degli editori al bivio, dell’analfabetismo digitale e via discorrendo. Per apprezzare la lettura basta un pizzico di cultura generale. Purtroppo è sufficiente l’impreparazione specifica di pochi a guastare il momento per tutti.