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Incredulo e sconvolto anche il mondo open source

17 Settembre 2001

Incredulo e sconvolto anche il mondo open source

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Le ricadute dei tragici eventi della scorsa settimana nel mondo Linux

I funerei eventi della settimana scorsa non potevano non trovare immediata eco anche nel mondo open source. Quella che segue è una breve panoramica su alcuni siti e ambiti attivati rapidamente per informare, riflettere, discutere su quanto andava accadendo.

Pur non mirando ad occuparsi della faccenda in maniera dettagliata, mercoledì LinuxToday ha aperto un canale di comunicazione. Contemporaneamente l’azienda-madre del sito, Internet.com, ha diffuso in tutti i vari siti in cui è suddivisa un apposito spazio con news aggiornate nonché informazioni su come fornire assistenza e aiuti concreti. Il Managing Editor di LinuxToday, Michael Hall, ha comunque chiarito come lo spazio riservato ai tragici eventi andasse usato soprattutto per diffondere link e riferimenti a più note (e meglio equipaggiate) testate d’informazione per chiunque avesse voluto saperne di più. Tuttavia, spiega lo stesso editor, “continuiamo ad ospitare la discussione, anche contro la mia posizione secondo cui LinuxToday non è un sito “politico”. Ma neppure quei parchi, bar, salotti, strade in cui la gente oggi si ritrova a guardare la TV e discutere sono dei luoghi “politici”, però sono certo vi si dibatte delle medesime tematiche affrontate in questa sede.” Nota finale, più che mai essenziale in simili frangenti, quella a non lasciarsi trascinare dalla rabbia, dall’animosità, pur nella differenza delle opinioni espresse.

Secondo lo staff di LinuxWorld.com, invece, Internet avrebbe fallito “almeno in due aree questa settimana mentre il mondo subiva la follia manifestasi a New York e Washington.” Nelle ore immediatamente successive agli eventi, CNN.com e gli altri maggiori siti d’informazione risultavano virtualmente irraggiungibili per un buon numero di utenti. Traffico congestionato, nonostante i grafici ridotti al minimo. Ancora più fallimentari un paio di siti creati dai volontari con gli elenchi dei dispersi e dei sopravvissuti, pieni di inesattezze ed errori. In contrapposizione a ciò, l’articolo di LinuxWorld segnala il buon successo di uno strumento più povero ma sempre efficace in casi simili, IRC (Internet Relay Chat), grazie alla pronta apertura del canale #worldtradecenter all’interno dell’Open Projects Network. Quest’ultimo ospita diversi ambiti di discussione riservati a svariati progetti, rivenditori, centri d’assistenza e user group del variegato arcipelago open source — incluso il trafficato canale #slashdot.

Martedì 11 settembre Michael Römer, 20 anni, tedesco, noto come “miro” in IRC, era in chat mentre apprendeva la notizia e immediatamente decideva di aprire il canale #worldtradecenter dove far confluire la discussione, o meglio le prime reazioni, uguali un po’ per tutti: shock, incredulità, dolore, rabbia. In serata (negli USA) il canale era superaffollato, registrando punte di 700 partecipanti contemporanei. Con la collaborazione tecnica di decine di “ops”, gli operatori/gestori, man mano si è creata un’articolata serie di prospettive in tempo reale e con utenti di ogni parte del mondo, in parallelo con la tragica situazione in divenire. Di fianco, l’apertura di un ulteriore canale, #wtc-confirmed, dedicato soltanto a brevi flash aggiornati automaticamente ogni cinque minuti e replicato poi sul Web.

Similare il percorso del noto Slashdot. Come racconta lo stesso editor CmdrTaco, quella che pareva una comune mattinata si è rapidamente trasformata in una giornata drammatica. “Appena un minuto o due dopo l’impatto del primo aereo a New York, sono iniziati a piovere i messaggi. E alle 9:12 EST, ho deciso di cancellare la normale serie di news di Slashdot per dare invece spazio a qualcosa di molto più importante di cui ci fossimo mai occupati.” Vista l’impossibilità di collegarsi con CNN e altre testate online, la tragedia in corso veniva aggiornata rapidamente dallo staff del sito informato tramite radio, TV, e-mail. Immediata l’esplosione dei commenti dei lettori per esprimere tristezza, confusione, incredulità. Inevitabile, ecco arrivare anche qui l’overload delle richieste: “normalmente verso le 9:30 Slashdot serve 18-20 page al secondo. Alle 10 eravamo già a 30 e poco dopo a 40. È a questo punto che i server iniziano a mostrare seri problemi.”

Lavorando sodo per l’intera giornata e risolvendo al volo blocchi e intasamenti, il flusso è comunque proseguito in fluidità fino alla serata di martedì: circa 3 milioni le pagine richieste, quasi il doppio del record precedente (1,6 milioni) e ben oltre la media quotidiana (1,4 milioni). Mercoledì sono arrivati i server supplementari, con quasi due milioni di pagine servite, mentre giovedì si è tornati a livelli più ragionevoli. Il tutto, spiega ancora CmdrTaco, con un buon livello di contenuti: “Abbiamo dei lettori molto validi; in 24 ore ho ricevuto una sola flame e infinite note di ringraziamento.” E venerdì si raggiungeva un totale superiore ai 600 commenti direttamente inseriti dagli utenti.

Alcune note sparse per concludere:
– Il sito di Red Hat si apre con un avviso, in cui la società “esprime le più sentite condoglianze alle famiglie che stanno soffrendo a causa delle tragedie di questa settimana”.
– LinuxPlanet ospita un editoriale su possibili limitazioni della libertà latu sensu a seguito delle prevedibili restrizioni che seguiranno nei prossimi giorni su diversi fronti. Scenari che preoccupano sempre l’ambito della comunicazione digitale e in particolare la scena dell’open source e del free software.
– “Sconvolti, come il resto del paese, dagli eventi dell’11 settembre,” l’editrice O’Reilly ha deciso di rinviare a data da stabilirsi la Peer-to-Peer and Web Services Conference, prevista a Washington, D.C. per il 18-21 settembre. Si tratta dell’attesa seconda edizione della conferenza, i cui obiettivi riguardano l’ambito tecnico, business e sociale degli spazi dedicati al crescente giro del Peer-to-Peer.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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