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Incontro ravvicinato con Alfa il Robot

09 Gennaio 2003

Incontro ravvicinato con Alfa il Robot

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Durante le feste di Natale puntuali sono arrivate le cartoline virtuali, che grazie a Flash sono sempre più musicali e animate. Una di queste, però, ha colpito in modo particolare la mia attenzione.

La cartolina in questione era stata inviata da “Alfa il Robot”. Ho seguito il link riportato nel messaggio e mi sono trovato impegnato in una chat con un “robottino” che rispondeva a tono alle mie domande e teneva la conversazione con eleganza e una certa dose di humour. Incuriosito, sono risalito alla Home Page, dalla quale è emerso che il robottino era effettivamente un Lingubot, un sistema automatico per il riconoscimento del linguaggio naturale in grado di sostenere centinaia di conversazioni contemporanee, comportandosi (quasi) come un interlocutore umano.

Alfa è opera di Jargon.it, Web Agency milanese che dopo oltre un anno di lavoro e di test, ha ottenuto l’esclusiva per l’Italia della tecnologia Lingubot della tedesca Kiwilogic. “La piattaforma Lingubot – dice Andrea Manzoni di Jargon – consente di creare chatbots molto sofisticati, che all’estero vengono già impiegati da numerose società multinazionali per gli scopi più disparati. Noi di Jargon abbiamo realizzato ex novo la versione di Lingubot in lingua italiana e a partire da essa sviluppiamo applicazioni custom inedite, l’ultima delle quali è appunto legata alle cartoline virtuali”.

Invece di mandare le solite immagini statiche o animate, collegandosi al sito di Jargon, l’utente può affidare ad Alfa un messaggio per un amico. Alfa contatterà il destinatario via e-mail, riferirà il messaggio e potrà sostenere una conversazione con lui. Durante la chat Alfa deciderà se dire subito all’amico contattato chi gli ha spedito il messaggio o se, invece, stuzzicarne la curiosità facendo il misterioso. Una delle caratteristiche più affascinanti di un Lingubot come Alfa è, infatti, la sua imprevedibilità: Alfa non reagisce necessariamente allo stesso modo a due input uguali, ha una precisa personalità e degli stati d’animo che possono variare durante la conversazione. “Se lo si fa arrabbiare – dice ancora Andrea -, ad esempio insultandolo, poi ci vuole molta pazienza per farlo tornare di buon umore”.

Dal punto di vista tecnico Alfa si basa su elaborati algoritmi di pattern matching e su una serie di database molto ampi di frasi, parole chiave e regole di interpretazione, che costituiscono la sua “base di conoscenze” (Knowledge Base); quando l’utente invia un input, il Lingubot lo analizza e lo confronta con la propria Knowledge Base, cercando una risposta adatta. In questo senso Alfa non è un esempio di Intelligenza Artificiale “forte”, perché non tenta di comprendere il significato delle frasi dell’utente, ma “soltanto” di trovare e/o di generare una risposta convincente ed appropriata.

Ma quanto è credibile una conversazione con Alfa? Personalmente, posso dire che mettere il sistema in difficoltà è stato meno facile del previsto, anche se in ogni caso Alfa non potrebbe superare il test di Turing (che definisce una macchina intelligente se indistinguibile nel dialogo da un essere umano). Ad un certo punto il robot inevitabilmente si tradisce, specie nel caso di errori di battitura frequenti in chat, che mettono in crisi la sua capacità di interpretazione. Bisogna però dire che la sua abilità nel cavarsela aumenta di conversazione in conversazione, grazie al continuo lavoro di affinamento che gli autori di Jargon stanno operando sul sistema. Al punto che, racconta Morgana Caldarini, presidente di Jargon, diversi utenti si sono lasciati coinvolgere dalle conversazioni con Alfa fino a fargli delle vere e proprie confidenze, che forse non avrebbero fatto ad un altro essere umano. In fondo, anche il progenitore di tutti i sistemi di dialogo artificiale, Eliza, nasceva come “psichiatra virtuale” negli anni Sessanta. Psicologia a parte, comunque, i chatbot potrebbero rappresentare l’evoluzione “intelligente” delle interfacce uomo-macchina, in grado di adattarsi alle caratteristiche specifiche dell’utente e ai suoi bisogni.

Le applicazioni di un chatbot avanzato come Alfa infatti sembrano andare molto al di là delle cartoline virtuali. Oltre che come intrattenitore o mascotte, un Lingubot può essere impiegato come commesso virtuale per e-commerce, come guida online per gli helpdesk, come assistente per applicazioni di e-learning e per condurre ricerche di mercato. Il campo di applicazioni in realtà appare sterminato. Inoltre, i Lingubot si possono interfacciare con database, sistemi di instant messaging, sms, e-mail, sistemi di messaggistica vocale (tramite un software di riconoscimento vocale) e perfino tra loro, trasmettendosi una domanda dell’utente finché non viene trovata una risposta appropriata dal Lingubot più competente in materia. Non sembra insomma lontano il momento in cui si potrà telefonare ad Alfa e chiedergli di prenotare la cena a quel ristorante in cui eravamo stati circa tre mesi fa, di cui non ci ricordiamo il nome ma soltanto che c’era un’ottima pasta alle melanzane.

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