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In Italia il 45% del software è illegale

14 Luglio 1999

In Italia il 45% del software è illegale

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Due quinti del software prodotto a livello mondiale viene copiato. In Italia la situazione è ancora più grave e la percentuale dei programmi duplicati illecitamente arriva al 45%.

Quasi due quinti di tutti i programmi venduti nel mondo vengono in qualche modo duplicati illecitamente. È il preoccupante dato che emerge da una ricerca compiuta recentemente dalla Business Software Alliance e dalla Software & Information Industry Associations. I risultati dello studio hanno mostrato come 231 milioni (il 38%) dei 615 milioni di nuove applicazioni installate nel mondo nel corso del 1998 sono state piratate. Nel 1998, la perdita complessiva dell’industria del software in termini di fatturato si è attestata approssimativamente attorno agli undici miliardi di dollari. Il paese dove il fenomeno ha assunto la forma più grave è stato il Vietnam, con il 97% dei programmi piratati. Seguono la Cina con il 95%, l’Indonesia e la Russia con il 92%.

Anche in Europa la situazione non è rosea, e in Italia è addirittura ancora più preoccupante. I dati di Bsa mostrano come il 36% del software utilizzato in Europa sia di provenienza illecita: in Italia questa percentuale sale al 45%, il che equivale a dire un software copiato su due. Tenendo conto che tra il ’97 e il ’98, a livello mondiale, la percentuale di software copiato è scesa dal 40% al 38%, sembra proprio che in Italia sia in atto un fenomeno di contro-tendenza.

Rispetto al Vecchio Continente nel suo insieme, il nostro Paese ha un incremento superiore al 9% sulla media comunitaria. Inoltre, occupa l’ottavo posto nella classifica dei paesi con le maggiori perdite economiche causate dalla duplicazione illecita, con un ammanco di circa 660 miliardi di lire.

Gli esperti della Bsa spiegano il fenomeno adducendo due motivazioni. Da un lato, l’Italia è una nazione che presenta una bassa sensibilità al problema e la duplicazione del software è ancora percepita come un’irregolarità di secondo piano. Se le autorità aprissero un’indagine all’interno delle industrie italiane, il 90 per cento di esse presenterebbe irregolarità più o meno gravi. Il fenomeno è più diffuso nella piccola e media industria e si presenta sotto forma di installazioni multiple: compro un pacchetto e lo installo su tutti i personal presenti in azienda.

Dall’altro, viene chiamato in causa il boom dei masterizzatori, apparecchi che permettono di duplicare ogni genere di programma su CD-ROM e che sicuramente hanno favorito la pirateria. Anche l’espansione di Internet può aver contribuito alla diffusione di prodotti irregolari, favorendo la comunicazione tra i fornitori di software pirata e i possibili compratori.

Da non sottovalutare, infine, l’ingresso in questo mercato di strutture della criminalità organizzata che hanno individuato nella pirateria software una ghiotta opportunità per fare affari.
Per arginare i danni, Business Software Alliance in accordo con Software & Information Industry Associations ha chiesto alla Commissione Europea di istituire un organismo dedicato a implementare e coordinare le indagini sulle violazioni dei diritti d’autore.

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