Il primo gennaio scorso è finalmente entrato in vigore, dopo una lunga serie di rinvii, l’obbligo – introdotto da un articolo della legge finanziaria 1999 – per le società francesi che hanno un fatturato superiore ai 15,2 milioni di euro (che sono soltanto 30.000 contro i 3 milioni di imprese che operano in Francia), di dichiarare e pagare ogni mese l’IVA per via telematica.
Il bilancio relativo al primo mese di applicazione della nuova disposizione è sostanzialmente positivo.
Le imprese che hanno pagato online l’imposta sul valore aggiunto – per complessivi 4 miliardi di euro – sono state, infatti, circa 44.000, vale a dire 14.000 in più rispetto alle 30.000 per le quali l’utilizzo della nuova procedura informatica è obbligatorio. Moltissime piccole e medie imprese hanno deciso usufruire del servizio telematico e ogni giorno si registrano circa duecento nuove iscrizioni.
Solo in qualche caso, invece, alcune grandi società hanno preferito pagare l’ammenda prevista dalla legge per le imprese inadempienti, corrispondente a un incremento dello 0,4% di quanto dovuto.
La procedura, introdotta per semplificare l’attività dell’amministrazione finanziaria e facilitare l’adempimento degli obblighi previsti in capo alle imprese, ha, però, anche qualche risvolto negativo.
In particolare, oltre ad alcune difficoltà tecniche dovute all’avvio del servizio, l’inconveniente di maggior peso è rappresentato dal costo della necessaria certificazione delle dichiarazioni.
Per garantire l’autenticità della firma elettronica i contribuenti sono, infatti, obbligati a rivolgersi a un certificatore esterno – una specie di notaio elettronico – le cui tariffe variano dai 38 ai 150 euro, in relazione al servizio prestato e alle tecnologie utilizzate.
Oltre al ministero delle finanze, si sono attrezzate per mettere a disposizione delle imprese la nuova procedura “Télé-TVA”, quasi tutte le grandi banche francesi, la Posta, con il sistema “Certnomis” e le camere di commercio, con ” Chambersign”.