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In Francia i medici inviano i dati sui pazienti alle case farmaceutiche. Ed è polemica

06 Giugno 2001

In Francia i medici inviano i dati sui pazienti alle case farmaceutiche. Ed è polemica

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L'invio telematico dei dati sui pazienti da parte dei medici, per l'elaborazione di statistiche destinate alle case farmaceutiche contrasta con l'esigenza di garantire l'anonimato e con il rispetto della deontologia professionale

In Francia l’attenzione dei mezzi di informazione e di alcuni soggetti istituzionali si è recentemente concentrata sugli accordi stipulati tra un certo numero di medici e la società IMS, una multinazionale che realizza statistiche mediche per l’industria farmaceutica.

I professionisti, infatti, si sono impegnati – con un contratto valido per un anno ma tacitamente rinnovabile – a trasmettere in maniera continuativa e regolare, almeno una volta alla settimana, i file relativi a tutte le visite effettuate ai loro pazienti.

Ogni file inviato a IMS contiene in effetti il numero del paziente (ogni malato ha un proprio codice personale), il sesso, la data di nascita, l’anamnesi, le patologie, i casi di lunga degenza, le diagnosi, le prescrizioni, gli esami specialistici.

Come controprestazione i medici ricevono da IMS un’analisi della loro attività più precisa e dettagliata, rispetto ai rilievi trimestrali che vengono forniti dal Servizio sociale.
IMS, inoltre, pratica ai medici uno sconto di circa 1500 franchi all’anno, per la manutenzione dei loro strumenti medici informatici.

I dibattito sulla vicenda è comunque molto acceso tra gli appartenenti alla categoria, alcuni dei quali dubitano che questo sistema di invio di dati sui pazienti garantisca effettivamente l’anonimato.

Jean-Jacques Fraslin, medico di Bouguenais (Loire-Atlantique), ha denunciato il fatto che nei file relativi ai pazienti è riportata la categoria di affiliazione del soggetto (ad esempio, ministri del culto, notai, ecc.), cosicché non è poi tanto difficile dare un nome al numero che viene indicato.

Eliminare il nome, infatti, non è una modalità sufficiente per garantire l’anonimato, dal momento che ci sono altre informazioni che consentono di individuare l’identità del soggetto, in particolare qualora vengano forniti, come in questo caso, un certo numero di dati sensibili quali quelli relativi alla salute.

I responsabili dell’IMS si difendono sostenendo di aver chiesto preliminarmente alla Cnil (Commission nationale informatique et libertés) e al Consiglio dell’Ordine dei medici un parere in merito all’iniziativa.

La Cnil ha precisato, però, di non aver in nessun modo acconsentito all’operazione, ma di aver soltanto preso atto dei trattamenti informatici in questione, in base alle dichiarazioni di IMS.

Anche il Consiglio dell’ordine dei medici ha espresso le proprie perplessità e ha chiarito che se non è possibile verificare che il segreto medico venga rispettato, occorre evitare di trasmettere dati concernenti lo stato dei pazienti.

Inoltre, secondo quanto prevede la legge, i medici possono ricevere, in conseguenza della spedizione dei dati, alcuni vantaggi (sconti, viaggi, piccoli omaggi), ma l’entità di queste agevolazioni non deve essere tale da mettere in discussione la loro indipendenza professionale.

Nell’ambito di un rapporto che sarà pubblicato entro breve, il Consiglio dell’Ordine ha manifestato la propria intenzione di definire le regole che dovranno essere applicate al fine di rendere più sicura l’archiviazione elettronica dei dati personali dei pazienti.

É vero però che il fenomeno della diffusione delle informazioni sanitarie sta assumendo una dimensione mondiale e che le società che si occupano del trattamento di questi dati sono seriamente intenzionate a intensificare la loro attività.

L'autore

  • Annarita Gili
    Annarita Gili è avvocato civilista. Dal 1995 si dedica allo studio e all’attività professionale relativamente a tutti i settori del Diritto Civile, tra cui il Diritto dell’Informatica, di Internet e delle Nuove tecnologie.

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