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In Egitto, contro la guerra si usa il cellulare

27 Marzo 2003

In Egitto, contro la guerra si usa il cellulare

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Le espressioni contro la guerra, oltre che su Internet, passano anche attraverso i messaggi SMS dei telefonini. Soprattutto in alcuni paesi arabi dove la rete non è così diffusa. Così …

Le espressioni contro la guerra, oltre che su Internet, passano anche attraverso i messaggi SMS dei telefonini. Soprattutto in alcuni paesi arabi dove la rete non è così diffusa.

Così capita che in Egitto, i cellulari sono lo strumento privilegiato per mandare ogni sorta di messaggio e appello contro la guerra in Iraq: da veri e propri insulti, a inviti sinceri a scendere in piazza e mobilitarsi contro l’evento bellico.

Passa di tutto, dall’ultima notizia su Saddam, alle dichiarazioni di Bush e gli egiziani si confrontano e scambiano impressioni e commenti in arabo o in inglese.
“Collegati subito sulla CNN – scrive un anonimo in un messaggio che ha fatto il giro de Il Cairo – Saddam accetta di lasciare l’Iraq, a condizione di installarsi alla Casa Bianca”.

Ironia e veri e propri scherzi. Come quello in un messaggio accompagnato da una foto di un sosia del dittatore iracheno: “Vi prego, trovatemi un lavoro in caso di caduta di Saddam”. E non viene risparmiato neanche Yasser Arafat. Da Ramallah, in Cisgiordania, arriva un finto messaggio del leader palestinese, assediato dagli israeliani nel suo quartier generale mezzo distrutto, che da un consiglio a Saddam per un possibile esilio: “Credimi, non accettare meno di due stanze con bagno”.

Messaggi che, come una catena di sant’antonio, corrono da un cellulare all’altro senza soluzione di continuità, con il risultato di perdere l’identità dell’estensore.

Ma da quando sono iniziati i bombardamenti su Baghdad, i messaggi hanno cambiato tono e dallo scherzoso si sono riempiti di collera.

“Welch – scrive un utente riferendosi all’ambasciatore americano al Cairo, riempendo il messaggio di insulti – non ti vogliamo in Egitto”.
Nella maggior parte, i messaggi chiedono di pregare per il popolo iracheno, auspicando la sconfitta di americani e inglesi o di vestirsi di nero.

Dopo i bombardamenti massicci caduti su Baghdad, sui telefonini egiziani correva questo messaggio: “Non vi chiedo né pane, né armi, ma di piangere a calde lacrime, perché io brucio. Firmato: Baghdad”.

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