“Xpics” il sito a luci rosse, considerato leader mondiale della cyberpornografia, chiude i battenti. Questo almeno quanto comunicato dai promotori il 30 Ottobre scorso.
Molti potrebbero domandarsi se l’America puritana l’ha spuntata ancora una volta, oppure se qualcuno è scappato con la cassa. Niente di tutto ciò, ma andiamo con ordine.
Il sito in questione (apparentemente ancora in funzione) si reggeva su un sistema di siti paralleli: “Sexmuseum.com”, “Sexroulette.com”, eccetera. In quasi tutti i Website porno, i link che vi si trovavano sono “riflessivi”, cioè tornano su loro stessi, nella tipica girandola di chi cerca di spingere la preda verso la trappola. La trappola altro non è che la proposta di una settimana di accesso gratuito che si può ottenere a patto di comunicare il proprio numero di carta di credito.
Per ogni click sul proprio banner il sito maggiore pagava una tariffa concordata, una sorta di percentuale, di rappresentanza per tentata vendita. O per la funzione di specchietto per le allodole, se volete.
“Xpics.com” pagava ben 18 centesimi di dollaro per “click-through”. Non male, visto che i prezzi sono normalmente sui 13 cents. Segno che gli affari prosperavano.
Il business ha prosperato per anni, anche per tutti questi siti che facevano da esca per il sito principale. Molti siti minori, infatti, vivono all’ombra del gigante, che paga per i propri click-through. Il meccanismo del click-through è piuttosto semplice: i siti minori mettono online alcune immagini porno gratuite di bassa qualità, attirando gli utenti e mettendo in bella mostra il banner del sito maggiore, molto più fornito e per nulla gratuito.
Ma perché allora, il tracollo? Molto semplice
“Xpics” offriva settimane gratuite ai visitatori. Ovviamente, per usufruirne era necessario lasciare i propri dati personali: e-mail e numero della carta di credito. Molti altri siti che vendono servizi, giornali, providers, consulenti, usano questo sistema. È in fondo quello più sicuro per assicurarsi un cliente. Una volta che questo accede gratuitamente per una settimana o un mese, a volte dimentica di cancellare la propria sottoscrizione oppure la conferma perché apprezza il servizio. Altre volte, però, i gestori dei siti ignorano la volontà del sottoscrittore di rescindere il contratto temporaneo. È quanto faceva “Xpics”.
Il numero di persone diventate a loro insaputa soci permanenti – e paganti – di “Xpics” è cresciuto enormemente. Si trattava ovviamente di una truffa e molte “vittime” del raggiro sono passate alle vie legali. I gestori del sito hanno deciso di rimborsare tutti i “free trial memberships” truffati e ben presto si sono trovati in serie difficoltà.
Il numero di persone da risarcire era troppo alto e le banche si sono rifiutate di continuare a offrire il servizio per i pagamenti via carta di credito. Chris Ochs, presidente della Valley Internet LLC, che si occupa di transizioni via credit card per vari siti “per adulti” dice: “Il database di credit cards della “Xpics.com” era diventato così grande che è sfuggito al loro controllo”.
Così, nel giro di un paio di settimane, il website ha dovuto chiudere i battenti per insolvenza. Dalle stelle alle stalle.
Questa favola senza lieti fine ha due morali
- Comunicate il numero della vostra carta di credito solo se effettivamente desiderate comprare, in caso contrario è meglio evitare gli omaggi pelosi che Internet offre. E questo non solo nel caso dei website per adulti.
- Il successo dei siti Internet a luci rosse, spesso, altro non è che una truffa ben congegnata e quindi non può rappresentare un modello di business per gli operatori del settore. E nemmeno un paradigma di dove la Rete sta andando in questo momento.