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Immensa latenza

09 Luglio 2014

Immensa latenza

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"Buono a sufficienza" sarebbe già qui se non avesse incontrato per strada "perfetto". Sarà per questo che ancora attendiamo HTTP 2.0.

Al sesto giorno, Tim Berners-Lee creò HTML. Poi disse: “Non è bene che HTML sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. […] Fece scendere un torpore su HTML, che si addormentò, gli tolse una costola […] e vi plasmò HTTP.

L’evoluzione della coppia che ha dato origine al web non è avanzata di pari passo per ambo i partner. Discutiamo di cosa avverrà con HTML versione 5.1 ma continuiamo a usare HTTP 1.1, praticamente lo stesso protocollo col quale il web nacque nel 1990. Eppure ci sarebbe una montagna di motivi per rimpiazzarlo. Ecco in sintesi i due principali. Primo, le dimensioni delle pagine web (sia in chilobyte che in numero di elementi che le compongono) sono in continua crescita, e HTTP nacque per pagine composte di solo HTML. Secondo, l’Internet diventa quotidianamente più veloce in tutto il mondo (Italia a parte) eppure lo HTTP non permette di caricare un sol bit in meno di un quarto di secondo.

Inciso. Lo so, avete un capo che non capisce di tecnologia e impallidite all’idea di spiegargli cosa sia la latenza per convincerlo a investire nella velocizzazione dei server. Mostrategli questa slide: mostra come un ritardo nel servire le pagine fa precipitare l’utile economico per ciascun visitatore. (Fonte: Bing di Microsoft). Non capirà perché, ma intuirà la sfida.

Anni fa Google ha inventato un sostituto per HTTP chiamato SPDY, ne ha inserito il supporto in Chrome, lo ha realizzato sui suoi server, e ha guadagnato una valanga di quattrini per i motivi visti sopra. Twitter e Facebook hanno sposato SPDY di lì a breve. Oggi il supporto di SPDY nei browser è universale visto che si sono aggregati al carro dei vincitori anche Internet Explorer 11 e Safari 8. Quando arriva un browser obsoleto, SPDY si comporta come HTTP 1.1 ed è dunque del tutto compatibile.

Nel 2012 l’ente preposto alla guida del web, il World Wide Web Consortium o W3C, ha dato il via a un gruppo di lavoro che doveva rapidamente standardizzare HTTP 2.0 basandolo su SPDY. La versione più recente è di giugno 2014 ma dà l’impressione che i lavori siano insabbiati tra questioni di lana caprina, bisticci personali e cose così. Ecco un esempio dalla discussione interna al gruppo di lavoro.

Il gruppo di lavoro ha preso il prototipo che è SPDY e ha sprecato un sacco di tempo e sforzi cercando di mascherarne le verruche. Invece che esclamare “Ooh, ci viene regalato HTTP 2.0 quasi gratis” abbiamo trovato che ci sono problemi che SPDY non risolve […] Propongo che cominciamo subito a disegnare un protocollo successivo.

Per la cronaca, gli ingegneri di Google che hanno inventato SPDY sanno bene che esso non è la soluzione a tutti i mali del web, come sottolinea il querulo contributore qui sopra. Parte dei problemi dipendono dal fatto che HTTP e SPDY sono entrambi basati su TCP, un protocollo lento e ripetitivo. C’è anche un esperimento in atto per rimpiazzare TCP, chiamato QUIC, ma siamo agli inizi del lavoro.

Nel frattempo, SPDY è qui e possiamo goderne. Come sapere se il vostro web server gestisce SPDY? Facile. Aprite Chrome, al suo interno caricate la home del vostro sito, poi visitate la schermata delle configurazione di rete di Chrome su chrome://net-internals/#spdy e guardate (in alto) se sta usando SPDY. Se usate un fornitore di spazio web da cent’euro all’anno non stupitevi però se il vostro sito viaggia ancora col motore nel 1990, ma procedete invece a prendervi a calci da soli.

L'autore

  • Luca Accomazzi
    Luca Accomazzi (@misterakko) lavora con i personal Apple dal 1980. Autore di oltre venti libri, innumerevoli articoli di divulgazione, decine di siti web e due pacchetti software, Accomazzi vanta (in ordine sparso) una laurea in informatica, una moglie, una figlia, una società che sviluppa tecnologie per siti Internet

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