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I’m mine (chi ci salva dai cattivi maestri?)

26 Luglio 2004

I’m mine (chi ci salva dai cattivi maestri?)

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La lotta tra legislatore, libertà d'espressione e nuove sfide per il marketing saranno in guerra per sempre? E noi consumatori che ci facciamo in mezzo a questa guerra sanguinosa?

L’articolo di Annarita Gili “Il primo emendamento salva la pornografia on line” da poco pubblicato su questo sito dimostra ancora una volta come periodicamente il conflitto tra la morale di una società e le sue strutture economiche raggiungano un empasse difficilmente risolvibile.

Da una parte l’integrità delle regole di una convivenza civile che dovrebbero tutelare i cittadini, dall’altra l’esigenza delle iniziative economiche che, per la loro esistenza (e anche per il profitto), si trovano ad invadere territori pericolosi e destabilizzanti.

L’articolo riporta la notizia di come una legge fatta per difendere la libertà di esprimere una opinione possa essere utilizzata in un senso piuttosto ampio per giustificare la produzione e la diffusione di materiale che può ledere la “morale pubblica”. La legge che ha permesso a Martin Luther King di predicare può essere utilizzata come un’arma per difendere la pornografia.

Nello stesso giorno dell’articolo di Annarita Gili, CNN Technology pubblicava un pezzo sulla presunta pericolosità dei videogiochi violenti nel quale il primo emendamento viene nuovamente citato a difesa dei produttori. Una lotta accanita tra legislatori e produttori che regolarmente hanno finto per accapigliarsi sulle questioni di principio, anzi del principio della libertà d’espressione. Risultato: nessuna delle leggi proposte per arginare la produzione di videogiochi violenti è sopravvissuta all’attacco degli avvocati dei produttori.

Un empasse naturale perché alla fine dei conti queste considerazioni non possono che appartenere alla sfera personale di ogni individuo e di ogni famiglia piuttosto che alla ricerca di standard qualitativi di una presupposta morale pubblica che possa difendere ogni cittadino. Per ogni individuo esiste un personale modo di vedere il mondo e in una democrazia è necessario che ognuno abbia il diritto di esercitare e di esprimere le proprie idee pur nel rispetto della libertà altrui. Del resto anche la teoria dell’evoluzione è sotto accusa da parte di alcune frange di pensiero che nello stesso modo invocano la censura. E Galileo dovette ritrattare la sua balzana teoria sulla posizione del sole nel nostro sistema solare.

Se si accetta un principio, tale principio deve poter difendere sia le idee che si condividono che quelle che non si condividono. Questo vale per la religione, la politica e anche per le forme di intrattenimento siano essi i giochi violenti o la pornografia.
Non voglio certo equiparare Galileo a Jessica Rizzo o a Duke Nukem ma un principio resta un principio e deve valere per tutti. L’importante che ci sia libertà di scelta.

Certo nel caso dei videogiochi che rappresentano la violenza ci si può aspettare una autoregolamentazione delle stesse case di produzione o delle indicazioni da parte del legislatore (in Inghilterra Resident Evil ha mutato il rosso del sangue in verde e i normali passanti in zombie) ma più i tanto non si potrà mai fare.

Da ogni forma di espressione sia essa “buone” o “cattive” ogni individuo deve poter essere in grado di sapersi difendere da solo, con una corretta informazione per quello che riguarda i contenuti del prodotto che acquista e soprattutto potendo coltivare uno spirito critico ed un distacco che soltanto l’educazione può dare. Una società di individui non in grado di decidere da soli ciò che è bene e ciò che è male per essi stessi è un termitaio destinato all’autodistruzione o all’annichilimento oppresso da regole sterili e ottuse. Bisogna prendersi la responsabilità personale della propria formazione, accettando anche di fare errori. Con mia figlia abbiamo visto il cartone animato “Il Piccolo Nemo” forse troppo presto ed è rimasta colpita dal Re dell’Incubo. Come padre non posso non rendermi conto che quelle immagini, quei sogni, stanno scavando qualche cosa in lei che non può ancora controllare. Non ho bisogno che un giudice me lo dica. Mia figlia non gioca a Carmageddon o a Silent Hill. Forse un giorno ci giocherà come ci ho giocato io. E forse ci divertiremo, a suo tempo.

Le società contemporanee difettano di coraggio, il coraggio di aiutare i propri cittadini a crescere nella autonomia di pensiero e di giudizio.

Non ci sono solo i giochi violenti e la pornografia a minare nel profondo la vita di una società. Esistono, ad esempio, le pubblicità che sono create per educare i bambini ad essere piccoli consumatori, trasformando il loro magico e bellissimo mondo di fantasia, di invenzione, di scoperta in un supermercato di oggetti usa e getta dove tutto può essere acquistato e venduto.

Soltanto con una etica personale, autonoma e ben strutturata ci si può difendere e si possono aiutare i bambini a difendersi da ogni forma di espressione distruttiva e nessun avvocato di nessuna industria del divertimento potrà fare nulla contro il sorriso col quale si smonta qualunque seduzione.

“I know that i was born and i know that i’ll die. The in between is mine” Pearl Jam

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