Roberto, come nasce il progetto Mare di Libri? Ce lo puoi presentare brevemente?
Ti rispondo un po’ da ufficio stampa, ma così sono preciso. Mare di Libri, Festival dei Ragazzi che leggono, nasce da un’idea delle fondatrici della Libreria dei Ragazzi di Rimini: Alice Bigli, Elena Gaddoni, Serena Zocca. Dopo quattro anni di lavoro sul territorio si rendono conto che molti dei giovani appassionati lettori che incontrano, specie in fascia adolescenziale, desiderano occasioni per conoscere i loro autori più amati e socializzare con altri lettori. Appassionate frequentatrici di festival ed eventi letterari, incontrano Beatrice Masini, editor Rizzoli, che condivide il loro entusiasmo. Da questa intesa nasce Mare di Libri, un festival dedicato specificatamente ai ragazzi più grandi. La casa editrice Rizzoli appoggia il progetto e parte l’organizzazione per l’edizione numero uno: a Rimini, dai 20 al 22 giugno prossimi. Tre giorni di incontri con gli autori italiani e stranieri più amati dai ragazzi, laboratori e spettacoli.
Qual è la tua formazione? Come sei arrivato a Mare di Libri?
Il mio cv sintetico dice che ho pubblicato fumetti e illustrazioni, mi sono occupato di animazione, musica, editoria, radiofonia. Sono stato un pioniere di Internet. Le imprese che ho contribuito a costruire sono Cuore Corporation, Clarence.com, Lino e i Mistoterital. Ho lavorato lungamente a Milano, Bologna e ora opero da Rimini. Da un paio di anni sono di nuovo concentrato sul disegno, sia illustrazione che grafica e fumetto, ma la Rete continua a essere centrale nelle mie attività. Mare di Libri, essendo la creatura delle nostre amiche libraie (dell’unica libreria specializzata per bimbi e ragazzi di Rimini, luogo da noi frequentatissimo: abbiamo tre figliole e un recentissimo bimbetto di tre mesi e mezzo) mi ha coinvolto in maniera naturale, quasi ambientale direi. Questo festival, alla sua prima edizione, andava sostenuto in ogni modo possibile e io avevo da mettere a disposizione, fra le cose più utili, i miei anni di anzianità sulla Rete.
Quindi una formazione ibrida tra arte e Rete. Eppure, la tecnologia e letteratura spesso sono considerati due binari paralleli con nulla in comune. In che modo pensi che la tecnologia possa aiutare la letteratura?
Secondo me queste divisioni sono solo l’espressione di antichi preconcetti molto italici. Sono quelle lontananze ingiustificate che hanno fatto di noi l’ultimo paese, fra quelli della vecchia Europa unita, nell’uso di Internet (ma il primo per numero di cellulari). È stata l’affermazione della posta elettronica, qualche anno fa, a far rinascere la parola scritta nelle comunicazioni fra la gente, quando tutto passava ormai solo per telefono. I blog hanno fatto emergere una generazione di scrivani, scrittori, grafomani, ma soprattutto, secondo me, di forti lettori che ora possono facilmente comunicare fra loro. La tecnologia, anzi le tecnologie, sono il supporto a tutto quello che pensiamo e produciamo, perchè non dovrebbero esserlo anche della letteratura? Pensa all’evoluzione dell’editoria su foglio elettronico, in questo momento si fanno grandi passi avanti con i vari iLiad e Cybook, i più avanzati lettori di ebook disponibili in Europa. A mio parere, per ragioni economiche, ecologiche e antropologiche, quello è il futuro del libro. Qui da noi se ne sta occupando seriamente ad esempio Antonio Tombolini su Ebook Revolution, il quale guarda caso è stato un pioniere del web pure lui.
Come avete pensato di integrare servizi social (anche piuttosto di nicchia, come Anobii) nel progetto?
È una proposta che ho fatto io alle fondatrici del festival. Da genitore – assiduo frequentatore della libreria, ho pensato che, del mio bagaglio professionale, la cosa più utile che potevo mettere a disposizione del festival era la frequentazione della Rete. Spesso i giovani lettori sono degli appassionati che vivono isolati nel loro ambiente: magari in una classe scolastica ce ne sono un paio, troppo pochi per fare gruppo. Di conseguenza certi forum sociali, certi gruppi di discussione sul web sono il normale approdo per queste punte avanzate di divoratori di pagine. In un sito come aNobii, ad esempio, sono una vera massa critica. Apri un gruppo Mare di Libri e ti ritrovi un centinaio di iscritti un batter d’occhio. Sono persone che cercano esattamente quello che questo festival offre. Se potessero, verrebbero tutti. E dato che questi “supporti” in Rete sono sempre più integrati fra loro, mi è sembrato inevitabile usare quelli che conosco e uso da tempo: Flickr per le raccolte di immagini relative al festival, Facebook per lanciare gli eventi della manifestazione, Twitter per punteggiare l’attesa e le giornate di Mare di Libri con piccoli annunci di “esistenza”, cicalini che suonano sui desktop di persone che magari non sono del settore ma hanno un livello attenzione alto verso la comunicazione e la propagazione virale di certe notizie su internet.
Quale risposta avete ottenuto finora? Vengono utilizzati dal vostro target? Nella maniera che vi aspettavate, o esistono usi non convenzionali?
Il target, da quel che vedo, si mette in fila e ci centra in pieno, come se fosse lui a prendere la mira, non noi. E non parlo solo dei lettori adolescenti a cui si rivolge il festival. Ci sono le mamme dei lettori, gli insegnanti e gli appassionati di festival letteratura, che non sono pochi. Non saprei segnalarti usi non convenzionali, soprattutto perchè, dopo tredici anni che uso la Rete, ancora non riesco a definire cosa è convenzionale e cosa non lo è. Posso dirti che ci sono persone che grazie al sito del festival, al gruppo su aNobii e ai centri di prenotazione alberghiera di Rimini, si stanno organizzando per unire l’utile (il mare) al dilettevole (gli incontri coi lettori di libri).