Sospendiamo per qualche giro le conversazioni intorno alla politica e il web delle scorse settimane – ma in un certo senso continuiamo a parte dell’ambito e sperato (da molti se non da tutti) cortocircuito virtuoso tra web e territorio, tra on- e offline. Come trasferire forze, energie, competenze, contenuti dall’uno all’altro, e viceversa: il ritorno, o l’arrivo, al territorio passando appunto per il web. Questa settimana ne parliamo con un operatore multiforme della campo della cultura e della comunicazione della cultura, Giorgio Gianotto, che lavora a Codice edizioni e Codice/idee per la cultura (eventi) e che insieme ad altri ha messo in piedi Torino Sistema Solare, un progetto a metà tra campagna sociale ed esperimento di comunicazione crossmediale, decisamente familiare con la rimediazione di stili, linguaggi, contenuti, pubblici tipica del web.
Una campagna giocata in modo integrato e mimetico tra internet e strumenti tradizionali, che prova a innovare anche nel metodo portando a lavorare insieme professionalità di vario tipo, estrazione e finalità (da Libera, ai Subsonica a quasi tutti i gestori dei locali): «Poi non bisogna essere ostaggi delle parole. Ultimamente il web ha promosso la parola “virale” nel campo della comunicazione: bisogna essere virali nella comunicazione. Si dice: bisogna essere virali; si dice: bisogna costruire una comunità. Entrambi elementi però sono di fatto costitutivi della comunicazione tout court, e che si può tradurre con l’obiettivo di un radicamento sul territorio. Di una relazione con il terrritorio. Le nuove tecnologie possono aiutare un certo tipo di progetti a diventare “risacca”, a guardare vicino dopo aver guardato lontano e altrove, a restituire al territorio gli sforzi comunicativi e culturali che vengono fatti.».
Pensare e proporre progetti culturali oggi, con le opportunità offerte dal web, comporta anche un cambiamento molto forte delle logiche organizzative, e dei metodi di lavoro, ma non solo: «Il gap è tra le infinite possibilità che abbiamo e la testa che è girata da un’altra parte – dopo decine di anni di esperienza strutturata in un certo modo, cambiare, voltarsi di 180 gradi non è facile. È facilissimo usare le cose, iniziare a usare le nuove tecnologie, il modo si trova – ma è molto più difficile e importante dare una spinta culturale al motivo per cui si fanno le cose, per cui si usa uno strumento piuttosto che un altro. Il perché, prima ancora che il come.».
Articoli segnalati e risorse:
- Il sito di Torino Sistema Solare
- Il video Mafia Spa; Intervista a Davide Mattiello
- il blog di Giorgio Gianotto, Destynova