Se ne era parlato e ora accade veramente: la Biblioteca Apostolica Vaticana e le Bodleian Libraries hanno iniziato il 3 dicembre la pubblicazione di un milione e mezzo di pagine antiche, da completarsi nel giro di quattro anni.
Il sito è già accessibile in inglese e in italiano sotto il nome di Polonsky Foundation Digitization Project, in ossequio all’omonima fondazione che ha reso possibile il lavoro con una donazione di due milioni di sterline. Leonard Polonsky si è prevedibilmente dichiarato compiaciuto di contribuire e però ha affermato pubblicamente anche un’altra cosa, più interessante:
La tecnologia del Ventunesimo secolo offre l’opportunità per instaurare collaborazioni tra istituzioni culturali relativamente all’amministrazione, alla disseminazione e alla messa a disposizione dei patrimoni informativi, di conoscenza e capacità che detengono.
Amministrazione è il vecchio management; disseminazione più messa a disposizione è meno ovvio. Le sezioni di manoscritti ebraici, manoscritti greci e incunabula (libri dei primi decenni dopo Gutenberg) sono patrimonio dell’umanità ma per restarlo devono rendersi fisicamente inaccessibili ai più. Da adesso chiunque potrà vederli e studiarli senza vincoli di tempo e spazio e questa, indubitabilmente, è una conquista del digitale.
Si può anche formulare un pensiero di bassa ragioneria e riflettere su quei due milioni di sterline da un’altra angolazione: il valore della nostra storia. Giusto per smentire l’idea che i bit siano destinati primariamente e inevitabilmente a libri elettronici autoprodotti di gente che ha il dono del pubblicare prima di quello dello scrivere.