Research In Motion ha annunciato i risultati finanziari trimestrali, tra cui figurano 5,4 miliardi di dollari di capitalizzazione (azioni per valore unitario), valore di impresa di 2,8 miliardi e 72 milioni di abbonati BlackBerry.
Horace Dediu di Asymco ha approfittato dei dati per estrapolare un numero del quale non si legge molto spesso: quello relativo al valore monetario di ciascun abbonato per l’azienda. Queste le conclusioni:
[I dati] implicano un valore netto attuale di circa quaranta dollari per ciascun account. È una bella caduta dai primi del 2010, quando il valore stava a 866 dollari.
Dediu prosegue per conto proprio notando che il declino ha coinciso con il picco di utenza e si chiede se la cosa abbia un senso applicata all’ecosistema di iTunes, dove il valore degli utenti è recentemente sceso di molto e tuttavia il picco numerico non sembra essere stato raggiunto.
Quali che siano la verità e le risposte, viene da chiedersi che cosa accada se si applica la medesima metrica a una casa editrice. Se abbia senso attribuire un valore monetario al lettore, o almeno al lettore abituale; come funzioni in proposito Amazon e se vi siano differenze tra quest’ultima e una casa editrice convenzionale; se per la casa editrice abbia senso pensare a una metrica come questa.
Pensiero cinico, mercantile? Dovremmo pensare più al valore delle idee – e forse delle Idee – rispetto al mero e vile denaro? Ineccepibile e guai a dimenticarsene. Eppure quanto riferiva Ivan Rachieli su dati e intuito suonava importante, alla vigilia della primavera. Esattamente come in questo inizio estate.