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Il regno della musica indipendente

06 Aprile 1999

Il regno della musica indipendente

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Internet ha cambiato non soltanto il modo di fruizione (e di acquisto) della musica, ma anche i tradizionali canali di promozione degli artisti.

Alle grida accusatrici che vedono nel formato Mp3 la “forca” del mercato musicale, risponde il coro degli artisti indipendenti, che ha scoperto il modo più facile ed economico di farsi autopromozione via Internet. I nuovi formati audio a elevata compressione, uniti con la capillare diffusione di Internet, costituiscono insieme l’arma migliore della quale i musicisti e i gruppi “unsigned” – ovvero quelli che non hanno firmato un contratto con una casa discografica – dispongono per promuovere e vendere la loro musica.

A questo scopo sono sorti siti Web di promozione, Web Ring di link gratuiti, comunità virtuali e singole pagine di artisti. Il primo passo è quello di costruirsi una vetrina in Internet in cui pubblicare esempi e brani musicali tratti dal proprio lavoro. Successivamente si pensa a come rendere visibile la vetrina stessa.

Chiunque abbia avuto modo di gettare uno sguardo sul mondo dei musicisti non ancora famosi, quelli che faticano a racimolare serate nei locali e vanno avanti a volantini e demo tape, ha idea delle difficoltà a cui va incontro ogni tentativo per diffondere e far conoscere al grande pubblico un nome nuovo. Riuscire a entrare nel “giro” è difficile e, come al solito, piove sempre sul bagnato. Solo gli artisti affermati ottengono i passaggi in radio, le apparizioni sulle riviste specializzate, le interviste in televisione.

Il meccanismo di autorinforzo fa sì che una volta avviato il sistema di promozione, questo si alimenti da sé: il nome attira interesse, quindi viene sfruttato su più canali, aumentando la sua visibilità e quindi nuovamente l’interesse che suscita negli ascoltatori. Non a caso si parla di “trampolino”: è sufficiente un piccolo balzo per compiere salti giganteschi, in grado di superare il fossato che separa la musica commerciale affermata dal mondo underground, incredibilmente più vasto e articolato (e probabilmente più interessante).

Detentori della leva che abbassa il trampolino sono stati tradizionalmente i discografici, che hanno tutto l’interesse a decretare il successo o il fallimento di un nome tra gli altri. Gli unici mezzi di comunicazione di massa disponibili erano alla portata solamente di soggetti in possesso di una elevata forza economica e commerciale.
Le piccole etichette indipendenti, e soprattutto i musicisti, erano tagliati fuori dal meccanismo pubblicitario che coinvolge radio, televisione e carta stampata.

Ora però le cose stanno diversamente, e la sbandierata libertà di parola che Internet ha portato rappresenta oggi il migliore mezzo di comunicazione di massa per diffondere a basso costo la musica dei nuovi artisti indipendenti. Gli “indies” (così si fanno chiamare nella letteratura elettronica anglosassone) possono pubblicare il proprio lavoro con spese irrisorie rispetto al passato, e renderlo così accessibile a un numero incredibilmente alto di ascoltatori.

Inoltre, il meccanismo distributivo che fino a oggi si basava esclusivamente su supporti fisici (se si esclude l’apporto della radio, che tuttavia ha avuto più un ruolo promozionale che propriamente distributivo), si trova ora completamente spiazzato. Scopriamo che il disco come lo abbiamo sempre conosciuto, sia in vinile sia letto da un laser, non è più necessario. Vendere musica non implica più la movimentazione fisica dei materiali, con tutti i problemi di magazzino e di rivendita al dettaglio che questa comporta. Possiamo distribuire musica attraverso Internet semplicemente scaricando dei file. In questo modo anche i singoli gruppi riescono ad aprire un canale attraverso il quale proporre (e vendere) musica.

La democraticità di Internet solleva tuttavia problemi di visibilità. Tutti hanno il loro spazio sul Web, ma il fatto di essere in così tanti (con ritmi di crescita ancora impressionanti) rende i singoli indistinguibili dalla massa. Ecco allora che, conquistata l’indipendenza, i musicisti tornano ad aggregarsi in strutture virtuali e forme di promozione collettiva.
Indie Ring (www.indiering.com) è un anello Web, ovvero una sorta di cooperativa di siti Web che si fanno pubblicità a vicenda, dedicato alla musica indipendente. Vi compaiono migliaia di iscritti, tra cui etichette indipendenti, risorse di informazioni e home page dei singoli gruppi. Troviamo musica di tutti i generi, dall’heavy metal al punk, dal reggae al rap.

Un altro modo per promuovere la propria musica è quello di entrare a far parte di una delle tante vetrine gratuite che raggruppano in un unico posto i lavori di più artisti indipendenti. Il sito di Indie Unite (www.indieunite.com), tutto italiano a dispetto della lingua inglese, si propone di fornire uno spazio gratuito ai musicisti di casa nostra che desiderano far conoscere al mondo la loro musica. Tra le sue pagine troviamo nomi come Elio e le storie tese, Steve Piccolo, i Persiana Jones. Qui possono pubblicare estratti in Real Audio dei loro dischi (o delle loro cassette, per chi non ha avuto la possibilità di incidere un disco, neanche autoprodotto).

Il lavoro di molte persone che si muovono in questa direzione è molto vicino al volontariato: l’idea di diffondere la musica indipendente è più forte del richiamo del denaro e il desiderio di investire nei nuovi media giustifica l’impiego di tempo e fatica per costruire spazi sul Web che nulla hanno da invidiare ai siti delle major discografiche.

L’obiettivo, alla fine sarà sempre lo stesso: diffondere la nuova musica a un pubblico più vasto possibile in modo tale, però, che chi ci guadagna siano finalmente gli artisti.

L'autore

  • Alberto Mari
    Alberto Mari lavora col Web dal 1998. La passione per le tecnologie e una cultura umanistica l'hanno portato a occuparsi di editoria digitale e ebook.

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