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Il punto sugli ebook italiani, un anno dopo

13 Giugno 2011

Il punto sugli ebook italiani, un anno dopo

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Le due giornate di Editech 2011 (9 e 10 giugno) ci permettono di fare il punto sul mercato degli ebook in Italia, tra sfide e prime delusioni.

Poco più di un anno fa, durante la fiera del libro di Torino, quasi tutti gli editori della penisola annunciavano con grande entusiasmo di essere pronti a lanciarsi nel mondo del libro elettronico. Questa promessa è stata mantenuta e tra maggio e ottobre 2010 le quattro piattaforme nostrane di distribuzione di ebook (Stealth, Bookrepublic, Mondadori ed Edigita) hanno cominciato a popolare i vari store. In poco più di 12 mesi 471 editori hanno pubblicato oltre 11.000 libri elettronici. Ma come è andata? La quarta edizione di Editech sembra l’occasione giusta per provare a dare qualche risposta.

Un mercato piccolo così

Il mercato italiano è ancora a un livello di start-up. Sono circa 11.000 gli ebook oggi disponibili, pochi se paragonati ai 40.000, 82.000 e 400.000 disponibili a fine 2010 rispettivamente in Germania, Francia, Inghilterra, dove il mercato ebook trade è – sempre rispettivamente – lo 0,5%, l’1,5% e il 3% del totale. La quota italiana si assesta invece allo 0,1%, 0,3% secondo Stefano Mauri (GeMS) che dal palco di Editech osserva come la crescita tanto attesa per ora non ci sia stata e come lo scenario comincerà a cambiare quando il mercato ebook varrà in percentuale almeno il 15% del mercato totale. Un’osservazione forte che però sembra nascere in contrapposizione all’entusiasmo in cui fino ad ora si è cullato l’ebook italico e che sembra condivisa da molti degli editori presenti, che pure hanno investito e stanno muovendo i primi passi nel digitale. Esemplare in questo senso l’osservazione di Marco Vigevani (agente lettarario): «Con l’arrivo dei rendiconti delle vendite digitali ci stiamo chiedendo perché ci siamo occupati così tanto degli ebook».

Sempre Stefano Mauri afferma che oggi in Italia il mercato non è fatto dalla Rete e dalle conversazioni che si svolgono online. Queste andrebbero relativizzate e lette nel contesto reale che – sulla base dei dati distribuiti durante Editech – vede il 53% degli italiani connessi a Internet con soluzioni desktop (a cui va aggiunta una penetrazione degli smartphone pari al 32%), il 5,5% della vendita di libri via ecommerce (per un totale di 70 milioni di euro) e 600.000 lettori di ebook (quasi tutti lettori forti: più di 30 libri o ebook all’anno). Sembra quindi possibile affermare che oggi gli ebook italiani non siano ancora un affare ma non è neppure pensabile che questa situazione non evolva, spinta da una più ampia disponibilità di titoli, dai movimenti della Rete e dall’impulso di chi agli ebook è già arrivato, ovvero quei 600.000 early adopter e influencer potenzialmente destinati ad aumentare con la penetrazione di Internet (soprattutto in modalità mobile). Trend questi tutti in crescita. Più difficile è invece tracciare una tempistica di questa evoluzione.

Gli editori e gli ebook

La certezza a questo punto rimane che il mercato è partito e che sebbene i numeri siano piccoli, i trend rimangano in crescita. Gli interventi degli ospiti inglesi e nordamericani sembrano proprio controbilanciare la parziale “delusione” o prudenza italiana. Ancora una volta il mondo anglofono ricorda a parole e a colpi di grafici l’incremento percentuale e iperbolico del mercato ebook, che a fine 2010 negli Stati Uniti ha raggiunto il 10% nel settore trade. Teri Tobias (agente lettarario) mette in guardia gli editori europei dal «comportarsi come se il digitale non esistesse perché le vendite sono ancora contenute».

Di fronte a questi stimoli e a questo scenario gli editori nostrani sembrano dividersi in tre categorie, tutte presenti nelle sale e nei corridoi di Editech. Gli entusiasti per i quali l’ebook è il futuro già domani e che stanno investendo pesantemente su linee digitali senza equivalente cartaceo. I conservatori che sul digitale stanno investendo ma che sono in attesa di un segnale forte dal mercato prima di dare un nuovo impulso alla produzione digitale e che nel frattempo devono mantenere competitiva e redditiva la produzione cartacea, il core business su cui pesano anche i costi della conversione e produzione digitale. I concreti consapevoli che oggi il digitale muova numeri piccoli ma convinti che nel futuro prossimo o venturo le cose saranno ben diverse e che di conseguenza si stanno attrezzando per ottimizzare il workflow e riprendere in toto il controllo della produzione (cartacea e digitale) per lungo tempo esternalizzata.

La sprezzatura italiana

A tutti sembra però possibile applicare l’osservazione di Fernando Folini (AIE) fatta all’apertura dei lavori – «La tecnologia nelle case editrici è sempre entrata quasi strisciando, per poi esplodere» – che sembra trovare parziale conferma in questo articolo di Publishing Perspectives dedicato a Editech e alla sprezzatura italiana nei confronti del digitale. Qui, dopo aver sottolineato il ritardo dell’Italia e il fatto che il vantaggio di essere in coda consista nel poter osservare e trarre vantaggio dagli errori degli apripista, si legge che «qualsiasi cosa farà l’editoria italiana di qui in avanti, è sicuro che lo farà con stile».

I prossimi passi potrebbero essere scanditi dallo sbarco di Kindle in Italia che nei corridoi di Editech si rumoreggia avverrà prima di Natale. In questo caso è ragionevole aspettarsi un veloce allargamento del mercato (come un po’ è avvenuto nel Regno Unito e ancora prima negli Stati Uniti, dove Kindle è l’ereader di 70 lettori su 100) con benefici per le parti attive coinvolte e più preparate. In quest’ottica l’editore alle prese con gli ebook dovrebbe prepararsi inglobando professionalità tecnologiche che spaziano dalla capacità di trattare e valorizzare i diritti sul digitale, lavorare redazionalmente con i linguaggi di markup, sviluppare progetti grafici con Css e Svg, comunicare e fare marketing nei social media, gestire i metadati in maniera concorrenziale per creare servizi mirati al lettore che sempre più si muove e acquista nella coda lunga, ragionare in prospettiva sulle diverse possibilità commerciali dei formati di file in cui i contenuti possono essere distribuiti.

EPUB 3

Proprio al formato che sembra destinato a diventare universalmente “quello” degli ebook è dedicato un lungo seminario tenuto da Liza Daily (Threepress Consulting), esperta nota a livello internazionale e membro attivo dello sviluppo del formato ePub 3. Gli oltre cento partecipanti paganti e il gran numero di domande della platea (molto interessata alle possibilità tipografiche del nuovo standard) possono essere letti come indice del crescente interesse da parte dei professionisti dell’editoria digitale verso quello che nei prossimi anni potrebbe essere il libro elettronico (il rilascio della specifica di ePub 3 è previsto nel terzo trimestre del 2011, ma ci vorranno un po’ di mesi prima che i vendor e produttori di ereader comincino a supportarlo rendendone possibile un utilizzo da parte degli editori). Tra le evoluzioni forse più interessanti bisogna ricordare una più efficace e ricca gestione dei metadati, media overlays che permetterà di creare ebook con funzionalità da audiobook, la possibilità di differenziare l’esperienza di lettura grazie al supporto delle regole Css media query.

Su questo scenario che lentamente esce dall’hype di un anno fa e che oggi può ragionare su primi numeri e accresciute conoscenze, scendono le parole di Jürgen Snoeren (Manager Operations and Digital presso l’editore olandese Meulenhoff Boekerij): «ora è tempo di fatti, basta con le dichiarazioni». È tempo di dare concretezza all’ebook.

L'autore

  • Fabio Brivio
    Fabio Brivio, classe 1972, laurea in Storia Medievale e master in Informatica e Comunicazione, crede nella sinergia tra scienze umane e tecnologia. Per il Gruppo Feltrinelli è il responsabile di Apogeo Editore, di cui dirige il sito e le collane di manualistica e saggistica di informatica, business, fotografia e scienze. Come hobby, si interessa al significato dei segni e dei tatuaggi. Quando può, cammina lungo antiche vie. Nato a Como, lavora a Milano e vive a Bologna.

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