Quando occorre un attimo di distrazione per scaricare il cervello, niente di meglio che consultare il web anglosassone alla ricerca di articoli a tema grammatical-sintattico, dove il capello si spacca anche in sedici o trentadue.
Quello italiano riserva poche soddisfazioni, al massimo l’Accademia della Crusca con la sua descrizione autorevole quanto, come ci si può aspettare, poco considerata dell’uso del punto e virgola:
Il punto e virgola (punto acuto, punto comma) segnala una pausa intermedia tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale. Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un’interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti («il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all’indomani mattina», A. Fogazzaro, Piccolo mondo moderno).
Poco più che una lezione di liceo. Gli americani invece, come gli dai un tema fatuo, si scatenano. Matthew Kassel del New York Observer titola sul punto e virgola come punteggiatura perfetta per l’era digitale partendo da una citazione dell’autore di fantascienza Kurt Vonnegut, che vede i punti e virgola come ermafroditi travestiti che rappresentano assolutamente niente.
Claire Messud su More Intelligent Life argutamente nota che un ermafrodito non potrebbe mai essere un travestito e che doveva trattarsi di una spacconata. Il suo parere:
La sottigliezza del punto e virgola può compiacere solo una minoranza, ma per quelli di noi che colgono il punto – il punto e virgola – nient’altro può svolgere uguale funzione.
Tendo a condividere. Mentre i media digitali, specie quelli conversativi, trasformano il significato generale della punteggiatura in senso più aggressivo, come si riassume su New Republic, oppure hanno assunto metasignificati supplementari se seguiamo Wired, conservare senza fanatismi l’uso di simboli che arricchiscono e raffinano il linguaggio è una buona cosa.
Non che si debba arrivare a certe ossessioni francesi sulla conservazione della lingua; ma quando ci sta bene, meglio usarlo.